Tag: bullismo
Ven
01
Feb
2019
Rimpianti - Sottomondo/Mondo di mezzo
Quando mio padre è morto non mi è dispiaciuto; era una persona corrotta che aveva fatto cose assurde e del male a me, a se stesso e ad altri. La sua attività criminale mi ha reso bersaglio di bullismo da parte di tanta gente. Dopo un po' di tempo in cui faceva quello che faceva era ricattato e costretto a continuare a fare del male. Gli altri criminali si sono impegnati a rovinare lui e poi me (figlio unico, e al tempo testimone e sorvegliato speciale). Una specie di maledizione che riguarda ormai due generazioni, considerando che i delinquenti vecchi (suoi coetanei) hanno fatto dei figli (miei coetanei) che sono cresciuti e diventati delinquenti com'era logico che accadesse (questo lo capisco ora). Ho cercato l'aiuto della polizia e dei magistrati, ho fatto di tutto per uscire da questa storia ma non ci sono riuscito.
Morto lui mi ha rovinato mia madre, un po' per stupidità sua, un po' per pressioni esterne, un po' per errori vari.
Ho capito (troppo tardi) che qui non ho futuro. Il mio rimpianto è quello di non aver creato una famiglia mia. Sono solo e l'unica persona che ho vicino è mia madre. Non è più quella di prima che mi ha fatto del male coprendo lui e i vari scandali che si sono susseguiti in maniera seriale; è una vecchia che dipende dalla badante. Il mio errore, morto lui, è stato quello di aiutare lei. Ci ho perso energie e salute. Se lei avesse voluto avrebbe potuto togliermi dai guai tirando fuori un bel po' di soldi, ma ha voluto più bene a se stessa, ai suoi soldi e alla memoria del marito che a me. Probabilmente ha tirato a campare: nel complesso ci ha rimesso e non poco.
La memoria del marito? Sanno tutti chi era e cosa faceva.
I soldi? Se li è fatti fregare dagli altri.
Ed infine il figlio (che sarei io): ha contribuito alla mia rovina (e siccome sono sangue suo ha fatto del male a se stessa) e poi mi ha perso perché le porto rancore e non ho più voglia di aiutarla.
In retrospettiva mi sono accorto che tutte le mie scelte sono state pilotate: la scuola che ho scelto, per esempio, e un paio di donne (fra le quali la fidanzata storica) che erano parte di quel mondo di criminali. Ad essere onesto direi che tutte le donne con cui sono stato, tranne qualche eccezione fortuita, sono, per così dire "dell'ambiente".
Come saranno le donne "di buona famiglia"? Le non puttane, le non spie, le non pedofilate in casa da piccole, le non pazze, le non malintenzionate, le non omertose, le non disgraziate?
Come sarà avere una famiglia e dei figli?
Lo saprò in una prossima vita.
Ven
25
Gen
2019
Viva la vita, yeh
Non sono stata fatta per portare a terminare le cose, ne tanto meno raggiungere un obbiettivo , sono solo capace di distruggerle, compresa me stessa. Sono sempre in bilico tra il mollare, e il tenere duro, e ciò porta ad un fantastico esaurimento nervoso.
Mi prendo in giro da sola se mi illudo di poter realizzare un cambiamento, più mi impegno e più peggioro la situazione, rimanendone delusa. Tanti sacrifici, per poi non vedere nemmeno un risultato. Le
persone sono brave a parlare, a giudicare negativamente la vita di qualcuno in base a ciò che ritengono di poter sapere. Questo perché la gente é egoista e delle volte superficiale, un po’ come i bambini di 5 anni. Si concentra solo sul loro dolore, senza prendere in considerazione quello altrui, sottovalutando il fatto che siamo tanti individui sul pianeta, tutti, FORTUNATAMENTE, differenti, con vite differenti, modi di pensare e agire differenti. È facile fare commenti non tanto carini sui capelli di una bambina di 9 anni, perché lì porta ricci.
È facile chiamare “zingara” e “vacca” una ragazzina di 11 anni, solo perché non piacendosi nel suo corpo, si senta costretta ad indossare maglie enormi e super coprenti.
È facile dare della depressa ad una ragazza di 17 anni,se non sai cosa passa nella vita quotidiana di tutti i giorni.
Sapete che è anche facile, che quest’ultima smetta di asciugare i suoi capelli al naturale poiché col tempo abbia iniziato ad odiarli? Che faccia molta difficoltà a comprare degli abiti perché tutto ciò che indossa la fa sentire inadeguata? Che ora si ritrovi in uno stato mentale talmente destabilizzante, da comportarsi in modo assente e spento durante le conversazioni?
No? Bene, ora si.
Ricordatevi di mettere a fuoco il cervello, quando vi va di rompere il cazzo a qualcuno, con le vostre opinioni super construttive.
(Se ho sbagliato qualche vocabolo o qualche verbo, pazienza. Sono analfabeta )
Mer
02
Gen
2019
Cosa devo fare con questa sorella perfida che ciò,la odio
Salve a tutti,e da 3 anni e mezzo che vivo un inferno a causa di questa sorella 16 enne maleducata,cattiva e odiosa.Non fa altro che umiliarmi e insultarmi per ogni cosa.Per esempio oggi,siccome non volevo lavare la vasca da bagno mi ha incominciato a rispondermi a parolacce e io stufa di tutto questo,perchè lei è perfida piena di rancore.Nonostante sono passati anni da quando la criticavo,nonostante che io gli abbia chiesto scusa e lei le scuse le ha accettate,cosa fa dopo 10 anni?Mi rinfaccia il passato e per questo mi insulta e mi tratta male.La odio perchè è marcia,omofoba,critica il mio aspetto fisico(sono molto magra)per ogni cosa mi risponde male e mi minaccia di botte.I miei genitori non fanno nulla,lei c'è l'ha sempre vinta,se morisse sarei felice e libera.Secondo me una persona che perdona lo sbaglio di un'altra e poi quando quella persona è diventata buona e tu per vendicarti a distanza di 6 anni,la tratti male,secondo me è una persona pusillanime e vigliacca.Che schifo di sorella bulla pusillanime che ho!
Lun
22
Ott
2018
Perché la gente mi tratta male?
Salve,
Sono una ragazza timida, anzi molto timida, tanto che questo spesso mi ha portato delle difficoltà nel socializzare con le altre persone, infatti non sono una persona con molti amici o che esce molto.
Ho notato una cosa nell'ultimo periodo: la gente mi tratta male, cerca di sfottermi o di mettermi a disagio.
Oggi per esempio due mie coinquiline mi dicono che domani andranno in centro a far spese, allora chiedo se possono comprarmi una cosa dato che per via dell'orario non arrivetei a passare dal negozio e una mia risponde con un no secco cercando di strappare una risata all'altra.
La mia domanda è: perché fa così? Che le ho fatto? Io ci rimango male e spesso non so che rispondere. Non le ho mai fatto nulla di male ma lei mi tratta spesso così, qualche volta riesco a rispondere ma per la maggior parte ci rimango così male che mi viene semplicemente da andare in camere e stare da sola.
Non è la prima persona che lo fa e ho paura che sia nemmeno l'ultima, l'unica possibile ragione a cui ho pensato è che si sia accorta delle mie debolezze, cioè la timidezza, e le stia afryttansf per sentirsi grande.
Vorrei un parere e magari un consiglio, grazie 😊
Dom
26
Ago
2018
Stanca
Sono triste e mi faccio schifo. Voglio cambiare la mia vita, ma non so da dove iniziare e non so minimamente come fare, spesso credo che l'unica soluzione sia farla finita. Ho 21 anni, é sabato sera e sono a casa da sola, con il mio gatto a piangermi addosso, mentre fuori c'è una musica che proviene da chissà quale festa e questo mi rende ancora più triste, perché mi sbatte in faccia la triste realtà che non ho amici e che sento di star sprecando la mia vita. Invidio le ragazze che passano sottocasa mia dirette alla festa, e penso a quanto sarebbe bello se fossi normale come loro.. Ma purtroppo sono qui, senza amici, a studiare, o almeno a provarci. In tutto questo mi pervade anche la nostalgia delle vecchie amiche che avevo, con le quali uscivo e confidavo qualsiasi cosa, ma che il tempo, la distanza e i contrasti di idee mi hanno portato via. Vorrei soltanto essere normale, avere una vita normale, ma sembra che io stessa me lo impedisca. Ho problemi di autostima, per problemi legati al bullismo di tanti anni fa, ma di cui tutt'oggi ancora non sono riuscita a cancellare dalla testa tutti quei giudizi negativi che subivo in giovane età. Si aggiunge anche il fatto che rifiuto l'invito di qualunque ragazzo per insicurezza, perché non mi sento all'altezza di nulla. Non c'è la faccio più, odio tutto questo. Vorrei urlare, gridare fino a perdere la voce, fino ad essere stanca. Sono consapevole che non sono problemi gravi, ma sono cose che mi fanno vivere negativamente la mia vita, non riesco più a trovare un motivo per continuare, non so cosa fare..
Lun
23
Lug
2018
Vaffanculo a tutti...
Vaffanculo a tutti quelli che insultano e vengono presi per fighetti
A quei idioti che vengono ascoltati
Ai bulli
Ai falsi
Ai omofobi
Ai xenofobi
A quelli che non riescono a distinguere tra “vittima” e “vittimismo”
Alle bimbeminkia che hanno rovinato fandom,siti ecc.
Ai miei compagni di classe
Al mio fratello rompicoglioni
Ai politici
A quelli che credono solo negli stereotipi
Al telegiornale
Ai milioni di money grabber nel mondo
Alle troie
E...
Alle persone che commenteranno cose idiote
Ho troppe cose da odiare...ah...
Meglio riassumere che odi la merda del mondo
Continuate la lista,su...
Mer
18
Lug
2018
Bullismo per amore
Avevo già riportato questo racconto come commento sotto un mio sfogo, mi è venuta voglia di postarlo anche come sfogo a parte. L'autore, coincidente con il narratore, NON sono io, bensì un mio conoscente, con cui parlo di tutto. L'ha scritto perché è un pazzo lunatico come me e me l'ha inviato per email qualche mese fa.
E' tutto reale al 100%, conosco tutti i personaggi coinvolti di persona e sono stato testimone parziale della faccenda.
INIZIO RACCONTO...
Giovanni ed io siamo stati amici per tutti i quattro primi anni delle superiori, anzi, per meglio dire, lui mi è stato amico per tutto questo tempo. Era un ragazzino epilettico, con diversi problemi comportamentali, fra i quali una forte introversione ed una grande insicurezza. Non so bene quali altri problemi psichici lo assalissero, so solamente che ogni tanto gli toccava sottoporsi a delle visite mediche. Non era aggressivo, non aveva mai mostrato un comportamento violento verso il prossimo come fanno, ad esempio, alcuni soggetti autistici, eppure si capiva all’istante che in lui c’era qualche rotella fuori posto.
Vivevamo nello stesso sobborgo di provincia, un piccolo paesino di duemila abitanti o poco più. Giovanni era considerato un fenomeno da baraccone, veniva ripudiato da quasi tutti i suoi coetanei, che lo prendevano in giro e gli facevano i dispetti. Essendo io uno dei pochi ragazzi a non approfittare della sua ingenuità, Giovanni decise di fare affidamento su di me, legandosi morbosamente alla mia persona, come se io fossi la sua ancora di salvezza, un bagliore di luce divina che fendeva il suo mondo avvolto nell’oscurità più totale, una figura da cui prendere esempio per avere una vita sociale accettabile.
Lui mi vedeva come il suo migliore amico, stravedeva per me, tanto che iniziò ben presto a prendermi come esempio, ad imitarmi in tutto ciò che facevo, ripetendo tutte le mie frasi ad effetto, le mie battute e i miei modi i dire, e la cosa peggiore è che faceva tutto ciò in modo del tutto decontestualizzato, apparendo ai suoi interlocutori ancora più strano di quanto non lo fosse già. Era come se avessi un pappagallo sulla spalla, come quelli che si vedono nei film sui pirati.
Ci vedevamo praticamente ogni giorno. Io e lui prendevamo lo stesso autobus per andare a scuola la mattina, e a volte lo incontravo anche al ritorno quando uscivamo alla stessa ora. Andavamo in due istituti differenti, situati però nello stesso campus, perciò in ricreazione lui mi veniva a cercare, e tutto questo era a dir poco opprimente per me, non solo perché mi faceva fare brutte figure con gli amici e con le ragazze, ma soprattutto per il fatto che a fianco a lui apparivo come un infermiere che assisteva un disabile. Non aveva la minima capacità di elaborazione e di inventiva, perciò sia affidava completamente a me, faceva le stesse cose che facevo e le ripeteva fino allo sfinimento.
Giovanni, la mia macchinetta ripetitrice personale, rendeva la mie giornate noiose e monotone, se le passavo in sua compagnia. Mi spiego meglio. I comportamenti fuori dal comune del mio amico strambo, nella maggior parte dei casi, suscitavano imbarazzo e ribrezzo, ma poteva anche capitare che strappassero un sorriso dalla bocca di qualche stolto, e se ciò accadeva Giovanni sprizzava di gioia, convinto del fatto che la gente lo considerasse simpatico e non miseramente ridicolo. Una volta che una sua azione sconsiderata provocava la reazione da lui richiesta, ovvero le risate dei presenti, Giovanni tendeva a ripetere questa azione, o a dire quella determinata frase ininterrottamente, sperando di ottenere nuovamente le risate che il suo gesto aveva provocato la prima volta che lo ha messo in atto.
L’esempio maggiormente rappresentativo erano le bestemmie. Giovanni bestemmiava costantemente, pronunciava circa un centinaio di imprecazioni al giorno, era diventato per lui quasi un vizio. C’è chi si mangia le unghie, c’è chi fuma, e poi c’era Giovanni, che ad ogni occasione invocava il nome di Dio invano. In questo caso ero sollevato dal fatto che apparisse un ritardato agli occhi delle persone comuni, dato che questa percezione del suo essere giustificava in qualche modo suo comportamento, faceva in modo che venisse tollerato. Giovanni non si rendeva conto della gravità di ciò che diceva, né dell’impatto negativo che le bestemmie provocassero sulla sua immagine e sulla mia, che ero sempre presente quando lui imprecava nei mezzi pubblici o nei corridoi scolastici. Si sentiva in qualche modo protetto da me, così, quando mi trovavo vicino a lui, Giovanni si lasciava andare ai più svariati comportamenti del tutto privi di morale, senso civico e pudore. Mentre lui era giustificato per la sua disabilità, io venivo accusato di essere responsabile, come se fosse colpa mia che lui bestemmiasse, come se spettasse a me insegnargli a vivere nella società umana, in mezzo alla gente normale.
Ancora adesso non so bene perché non volli sfaldare la nostra amicizia appena mi accorsi che le cose non stessero andando nel migliore dei modi, probabilmente mi faceva comodo avere uno scagnozzo quando giravo per i corridoi, ma sinceramente non mi viene in mente altro che giustifichi il fatto di non aver troncato i rapporti con lui all’istante. Ora che ci penso, spesso lo usavo per fare dell’ironia, prendendolo un po’ in giro di fronte agli altri per strappare qualche sorriso e aumentare la mia popolarità. Lui mi vedeva come un caro amico sul quale riporre la sua fiducia, io lo vedevo più come una sorta di oggetto di scena che usano i comici per rendere più concreta la loro arte. Diciamo che nei momenti in cui Giovanni non bestemmiava e non faceva altre cose socialmente non approvate mi faceva davvero comodo averlo con me se non avevo altri appoggi sui quali fare i miei sketch comici.
Le cose procedettero in tal modo fino a metà del quinto anno, periodo in cui feci conoscenza con una ragazza bellissima di nome Elena, una pacifista vegana con i capelli tinti, sempre schierata in prima fila nelle proteste per salvare gli alberi della foresta pluviale oppure una specie animale in estinzione. Lei, oltre ad avere due occhi azzurri come il cielo, una voce soave ed un sorriso a dir poco stupendo, era dolcissima, riservata, timida, ma al tempo stesso aveva delle idee originali, tutte sue, che la rendevano unica nel suo genere. Mi legai subito ad Elena, quando le stavo vicino provavo sulla mia pelle tutti quei sintomi riconducibili a quella malattia adolescenziale che gli psicologi e i registi dei film romantici chiamano comunemente “amore”. Le mie intenzioni erano quelle di chiedere ad Elena di metterci assieme, non volevo perdere una persona speciale come lei. Mi ero fatto sacco di stupidi progetti e filmini mentali che comunemente affollano le teste vuote di quelli stupidi liceali brufolosi con gli ormoni a mille.
Io ed Elena frequentavamo la stessa scuola, ci vedevamo spesso in ricreazione e le sue amiche ridacchiavano e facevano delle battutine quando io e lei passeggiavamo insieme. Tutto stava procedendo secondo i piani e questo mi rendeva molto felice. Le cose, però, presero una brutta piega quando agli incontri con Elena in ricreazione si aggiunse Giovanni, che iniziò a comportarsi come suo solito, rendendo la situazione imbarazzante e impedendomi di godermi quei momenti con la ragazza dei miei sogni. Lui rappresentava un ostacolo per la realizzazione dei miei progetti con Elena, andava eliminato al più presto se non volevo bruciare l’occasione di ottenere una fidanzata così bella per causa sua.
La goccia che fece traboccare il vaso fu questa: un giorno, a fine ricreazione, salutai Elena dandole un bacio sulla guancia, e lo stesso fece Giovanni in modo del tutto inappropriato, senza che gli fosse richiesto, senza che mai lo avesse fatto prima d’ora, e quando Elena si allontanò il mio amico se ne uscì dicendomi che voleva provarci con lei e che era giunto per lui il momento di perdere la verginità. Tamburi di guerra signore e signori, tamburi di guerra nel mio cuore accompagnarono il risveglio della parte del mio animo più malvagia, una parte che pochi hanno avuto l’onore, o la sfortuna, di incontrare, di fronteggiare, senza la quale questo racconto non esisterebbe.
Non ci vidi più dalla rabbia, in quel momento non ebbi la facoltà di ragionare sul fatto che Giovanni, non essendo un ragazzo normale, per nulla attraente, privo della ben che minima capacità relazionale, non avrebbe mai potuto intralciare i miei piani. Sarebbe bastato dirgli che Elena mi piaceva molto e che doveva farsi da parte, e lui avrebbe adempito alle mie richieste come un cagnolino ubbidiente quale era sempre stato. Rilevai questa situazione come estremamente grave dopo che la associai ad un altro evento avvenuto in autobus qualche mese prima: io stavo flirtando da un po’ di tempo con una ragazzina di nome Federica, e spesso capitava che in autobus la tenessi per mano, e siccome anche Giovanni era in autobus con me, anche lui le prendeva la mano senza il suo consenso, e Federica, pur non ribellandosi al suo comportamento, notando la sua instabilità mentale, ed essendo una ragazza educata, mi disse che trovava la situazione del tutto assurda e che il mio mostro da passeggio mi metteva in cattiva luce.
Ciò che mi ha sempre contraddistinto in queste situazioni in cui il mio animo è pervaso da un forte senso di rabbia malvagio è la mia estrema razionalità e progettualità. La notte stessa in cui Giovanni mi disse che voleva provarci con Elena non dormii, passai tutte le ore che avrei dovuto investire per il sonno a elaborare passo per passo un piano per allontanare Giovanni dalla mia amata, e ci riuscii facilmente, con mio grande stupore, come se fosse qualcosa che era insito nella mia testa e che aspettava solo di essere messo nero su bianco. L’indomani passai all’azione. Il mio complice fu Camilla, una mia amica che sapeva bene chi fosse Giovanni e quale ostacolo rappresentasse per me. Lei accettò senza problemi, dopo essersi assicurata che io mi sarei preso tutta la responsabilità e che non avrei fatto il suo nome, nel caso le cose non fossero andate come da me progettate. Forse Camilla accettò a collaborare alla realizzazione del mio piano malefico perché non aveva capito a pieno quale impatto distruttivo avrebbe causato sulla psiche di Giovanni.
Il primo passo fu quello di far conoscere Giovanni a Camilla, la quale si mostrò molto amichevole nei suoi confronti. Combinai il loro incontro dando appuntamento alla mia complice alla fermata del bus, dove arrivai scortato da Giovanni. Camilla chiese il numero telefonico alla povera vittima ignara di ciò che stava succedendo, la quale non esitò a dettarglielo. Il pomeriggio successivo all’incontro dei due feci delle registrazioni in cui mi lamentavo con Camilla del fatto che Giovanni stesse troppo appiccicato ad Elena, ma non mi limitai a questo, bensì riempii queste note vocali con numerosi insulti e minacce nei confronti del mio amico, dicendo ad esempio che gli avrei spaccato la faccia se si fosse permesso un’altra volta a parlare con la ragazza che mi piaceva. Ne feci tre di questi audio, uno peggio dell’altro, dopo di che li inviai a Camilla.
La mia complice, a sua volta, aveva il compito di inviare questi audio a Giovanni, come da me indicato, in maniera contestualizzata. Così Camilla, seguendo passo per passo le mie indicazioni, lo contattò quel pomeriggio, mostrandosi estremamente preoccupata per lui, dicendogli che voleva condividere le note vocali da me inviate a lei perché al loro interno erano contenute numerose minacce, aggiungendo anche che non mi aveva mai sentito così furioso. Il mio obbiettivo era quello di terrorizzare Giovanni a tal punto da fare in modo che non si intromettesse più fra me ed Elena.
Il mio piano era andato come sperato, era filato tutto liscio, adesso non restava altro che aspettare le reazioni. Nei giorni seguenti a quello in cui si attuò il mio piano malefico le cose procedettero normali, io e Giovanni continuammo ad incontrarci in fermata del bus, anche se il suo entusiasmo era molto meno rispetto agli altri giorni. In ricreazione si fece vivo molto più raramente e non bestemmiava più. Fui entusiasta che le cose stessero andando come previsto.
Io sapevo che lui sapeva, lui non sapeva che io sapevo e che tutto ciò era stato progettato da me, eppure lui non mosse un dito, non fece un fiato, continuò a frequentarmi, seppur con meno grinta rispetto al solito. Suppongo che questo suo attaccamento nei miei confronti fosse legato al fatto che, oltre a me, Giovanni non avesse nessun altro amico, e che pur di restarmi vicino fosse disposto ad incassare questi duri colpi e ad adattarsi alla situazione, in modo autodistruttivo e masochista. Si potrebbe fare riferimento alla sindrome di Stoccolma, all’amore verso il proprio persecutore, ma non ne sono certo. E’ più probabile che certe persone sono talmente legate ad altre che, nel momento in cui queste ultime non coincidono le aspettative, le prime tendono ad evadere dalla realtà, a mentire a loro stessi e ad illudersi che le cose non siano diverse da come se le sono immaginate, che il male non è insito nell’esistenza umana, che tutti i sogni possono essere realizzati, che tutti hanno pari opportunità e che per tutti c’è un lieto fine.
Un sabato sera non molto distante dal giorno in cui Camilla inviò le mie note vocali al diretto interessato, io, Camilla ed Elena (n.d.s./Nota Di ScarsoFeccia; anche io ero presente ma al momento ignoravo completamente la situazione, notavo solo che Giovanni stava il più lontano possibile da lui) venimmo invitati ad una festicciola in un locale, in cui si esibiva un band composta da studenti della mia scuola. In quell’occasione ebbi un ulteriore conferma che tutto fosse andato come avevo sperato, visto che Giovanni non si azzardò nemmeno una volta a rivolgere il suo sorriso ad Elena, a malapena la salutò. Passarono una decina di giorni senza che nulla di strano accadesse, ero più che certo che il mio fosse stato un colpo perfetto, senza alcuna ripercussione negativa nei miei confronti, ma avevo cantato vittoria troppo presto.
Il giorno in cui arrivarono le conseguenze delle mie azioni meschine io stavo preparando la valigia. Il giorno successivo sarei partito per la Francia, con i miei compagni di scuola. Quel pomeriggio ricevetti una serie di messaggi carichi di insulti e minacce dal padre di Giovanni che aveva scoperto tutto. Da quello che riuscii a capire da quei messaggi rabbiosi e stracolmi di errori grammaticali quanto di offese, i genitori di Giovanni avevano visto il figlio traumatizzato, e che in quel periodo stava avendo attacchi di panico molto frequentemente. Dopo averlo inquisito a lungo, Giovanni cedette e confessò tutto, fece ascoltare i miei audio ai suoi genitori, che per prima cosa pensarono di venire a casa mia per chiarire la questione, ma a quanto pare Giovanni, essendo ancora profondamente legato a me, gli scongiurò affinché loro non venissero a farmi visita.
A quel punto raccontai tutto al padre, gli dissi del perché avessi fatto ciò che ho fatto a suo figlio e come avessi attuato il tutto. Raccontai di Elena, di Camilla e così via. Mentre scrivevo mi sentivo fiero di aver elaborato e portato a termine un colpo così dannatamente perfetto e che nessuno mi avesse fermato in tempo non accorgendosi di nulla. Il padre, non aveva le capacità di ragionamento necessarie in grado da capire tutte le dinamiche che avevano portato a quella situazione, perciò mi chiese il motivo delle mie azioni, io risposi in modo accurato, ma lui non capì nulla, voleva solo giustizia per il suo figlio povero mentecatto destinato a rimanere solo a vita, la quale non arrivò mai. Dopo qualche altra minaccia buttata là, come ad esempio il fatto che gli audio li avrebbe tenuti per sé, mi intimò di non avvicinarsi più a suo figlio, e mi disse che suo figlio si fidava ciecamente di me, mi considerava una brava persona e io l’ho tradito, l’ho deluso, dopo di che non mi scrisse più nulla.
Partii per Parigi, mi dimenticai totalmente di questa storia, sia perché non ricevetti nessun altro messaggio minatorio, sia perché il senso di colpa non sfiorò nemmeno per un instante il mio animo. Al mio ritorno le cose procedettero come tutti i giorni, come se nulla fosse, a differenza che Giovanni non si è più avvicinato a me e non mi ha più guardato negli occhi. Inutile dire che tutto ciò mi rese molto felice, le cose andarono meglio, non venni più additato come l’infermiere dell’handicappato con la sindrome di Tourette e trascorsi con Elena delle ricreazioni più tranquille. I genitori di Giovanni, ancora oggi, si limitano a guardarmi con disprezzo se mi incrociano per strada. Fino ad oggi non ho subito conseguenze, né me ne sono pentito, anzi, sono addirittura grato verso la mia parte malvagia di aver progettato tutto questo, perché se tutto ciò non fosse mai accaduto io non avrei mai scritto questo racconto. Racconto questa storia ai miei amici, e loro ridono, mi ammirano e sostengono le mie gesta, dicendomi che ho fatto bene. Questo racconto è la prova che Dio, il Karma ed altre scemenze simili sono solo delle trovate originali mirate ad illudere le persone, convincendole che esiste un ordine supremo che premia i meritevoli e fa il contrario verso coloro che vanno contro i canoni morali.
Che ne pensate?
Ven
25
Mag
2018
Lei dice di essere mia amica ma.....
Ciao a tutti, sono nuova, e scrivo per la prima volta questo post su questo sito. Spero che qualche anima buona mi dia un suggerimento perchè io non so più dove sbattere la testa.
C'è questa ragazza che ho conosciuto in primo superiore, ora avendo entrambe 23 anni, usciamo qualche volta anche se lei è di un altra città. Lei è molto diversa da me in fatto di gusti musicali e di film, anche di ragazzi.. uguale abbiamo solamente un pò il carattere timido. Lei molto spesso mi dice che io con lei posso parlare davvero di tutto, ma quando lo faccio puntualmente il discorso ritorna su di lei. Lei mi ha detto che si sente molto inferiore agli altri per alcuni suoi problemi, e da questo argomento una sera ci siamo messe a parlare della mia storia a scuola quando ancora non ci conoscevamo. E cioè del fatto che io alle medie son stata bullizzata per il mio aspetto fisico, purtroppo o per sfortuna non mi hanno bullizzato ma non fisicamente, solo con le parole (anche se le parole fanno più male a volte). Io gli rivelo una cosa molto importante di me riguardo al mio aspetto fisico, il ftto di non sentirmi ancora bene con il mio corpo, e lei puntalmente che dice? "Guarda che ci sono persone che stanno messe peggio di te" il che significa che io sto bene, lei lo sa. Lei sa cosa provo io. Lei è onnisciente. Comunque la cosa che non mi va giù è il fatto che quando sono io a confidarmi devo ricevere questo trattamento, e quindi la gente pensa che io sia fortunatissima rispetto a molte altre persone, il che è vero perchè ci sta gente veramente che muore di fame ecc, ma io sincermanete penso a me stessa un pò come fanno tutti! Io nella mia vita ho tocato il fondo e piano piano sto risalendo, ma quando sento questi discorsi davvero mi cadono le braccia! Io, come già detto, sono timida e di conseguenza sono molto rispettosa, troppo buona e me ne rendo conto, ma non posso farci nulla.
Ora vi chiederete perchè invece di dirle queste cose, le sto scrivendo qui. Beh semplice, se io provassi minimamente a dire queste cose a qualsiasi persona che sia di questo tipo, semplicemente risulterei maleducata.
Consigli?
Sab
05
Mag
2018
Spioni!
E così ti ho beccato a guardarmi il profilo Facebook! Alle superiori tu e gli altri compagni mi consideravate un perdente, perché io dormivo mentre voi avevate una mente più vispa della mia! Ma intanto premendo per errore il "mi piace" sulla mia foto hai segnalato la tua presenza. Vedi che anche i migliori come te sbagliano!?
Pensate che il vispo di mente mi ha subito bloccato per sparire dalla mia vista, forse sperando di essere ancora in tempo per non inviare la notifica. E invece no!
Così hai anche letto cosa sto facendo, anzi adesso sono sicuro che sono in tanti a seguirmi silenziosamente. E chissà quanto vi rode sapere di essere voi i perdenti!
Ven
23
Mar
2018
Karma
Credete che il dolore infertovi dagli altri tornerà indietro?
Io non riesco a perdonare chi mi ferisce così, con leggerezza, non pensando minimamente alle conseguenze che questa cosa potrebbe avere su di me; c'è una persona in particolare che lo fa apposta, con INTENZIONE, mentre gli altri lo fanno un po' per imitazione, un po' per noia, un po' per indifferenza nei miei confronti; io non so chi odiare di più.
Quello di cui non riesco a capacitarmi è che non siamo ragazzini, ma studenti universitari, giovani adulti che tra meno di un anno finiranno a lavorare con persone MALATE, che SOFFRONO; eppure sono loro i primi ad infliggere dolore al prossimo senza neanche ragionarci su.
Vi auguro una vita piena di fallimenti e spero una volta concluso questo percorso formativo di non dovervi vedere mai più.
- 8 mesi.
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