Tag: studio
Mar
24
Set
2019
Università, vi racconto la mia
C’è questa materia che mi porto appresso da un anno no? E il bello è che tra un paio di giorni dovrei darla ma non ho ripassato nulla.È una materia semplice e che mi piace tutto sommato però mi urto a ripetere, riprendere... Un sacco di volte non mi sono seduta perché proprio non l’avevo ripetuta.Ora non so cosa farò, da un lato me ne frego perché tutte le materie più importanti le ho date, sono “fuori”, su 10 materie, di 2, però dall’altro penso: “chi mette tempo, perde tempo”.Avrei voluto iniziare quest’anno con tutte le materie chiuse e invece mi ritrovo co ‘ste due zavorre.Potrei darla a dicembre accedendo all’appello speciale però cavolo, mi arrabbio perché non ho fatto niente volutamente, odio quando sono così accidiosa.Anche ora, sto scrivendo un post per sfogarmi e perdo tempo, so che è sbagliato ma non riesco a chiudere tutto e ripetere sta benedetta materia.Voglio studiare cose nuove, più interessanti ma per laurearmi ho comunque bisogno di darla la materia.Ahhh cazzo, odio il mio cervello quando si inceppa, non ho tempo per incepparmi, devo laurearmi nel minor tempo possibile e perdo tempo così, mi prenderei a pugni. Voi cosa fareste??
Gio
19
Set
2019
Nessuno lo sa
Per problemi personali gravi (violenze in famiglia, dover andare via da casa e andare subito a lavorare) non ho terminato gli studi.
Essere in quarta e lasciare pur di andare via è stato sicuramente un errore, ma necessario.
Fortunatamente negli anni ho fatto mille corsi, studiato tanto, mi sono messa in gioco imparando a coprire varie figure professionali da autodidatta e tutto mantenendo un lavoro da dipendente a tempo Indeterminato e mille altri lavori extra dormendo pochissimo.
Questo stile di vita mi ha portato ad esaurire energie, fare i conti con la stanchezza, con malattie che si sono presentate a causa del troppo stress ecc...
Ma nonostante ciò, per l'ennesima volta mi sto cercando di risollevare.
Sono stanca di essere in un angolo, sul bordo di un gradino.
Voglio crescere, anche professionalmente, voglio darmi una possibilità....
Ma mi vergogno terribilmente di ammettere il mio livello scolastico, di dire che frequenterei una scuola serale. Non lo sa nemmeno la mia migliore amica, tanto è la vergogna, lei, con doppia laurea e master, che con un marito ingegnere chiede a me perché secondo lei "io so tutto"....
C'è gente che mi chiama secchiona, leggo, partecipo a conferenze, mi iscrivo a corsi...
Non riesco a dire che ho lasciato la scuola...e che ora mi tocca tornare sui banchi se voglio migliorare la mia vita...
Mer
18
Set
2019
Cosa fare? troppi pensieri!
Buonasera, non so se riuscirò a essere breve, al massimo suddividerò le questioni in più post.
Sono stufa della madre del mio ragazzo che gli sta rovinando la vita e di riflesso la rovina anche a me.
Sono l'unica persona al mondo che lo aiuta, che lo sprona, e gli ho chiesto di venire a vivere da me per serenità di entrambi già da prima che si evidenziassero i problemi con la madre, anche se lui non avesse più capacità contributive in casa, perchè per me l importante è stare insieme.
Sta cercando di tirarsi su da un mondo anche lavorativo che non lo soddisfa e io sto cercando di essergli vicina ad ogni passo, piccolo o grande, cosa che sua madre non fa.
Nonostante ciò lei ha da ridire su di me, su qualunque cosa, addirittura ha detto che un giorno che lui è finito in ospedale per un intossicazione alimentare (di una cosa comprata e cucinata da lui) io gli stavo vicino e la guardavo con la coda dell occhio per vedere se mi osservava .
Un altra volta ha asserito che mancassero delle cose in casa, non roba di valore, l'assurdità è che secondo lei mancavano delle conserve, barattoli di pessimi carciofini fatti da lei, fino a quando il mio ragazzo non glieli ha trovati in frigo.
Le da fastidio che io abbia una casa di proprietà, che io prima di lui abbia avuto una vita, ho fallito in una relazione e mi ritengo fortunata ad aver trovato lui, più giovane di 5 anni.
Il mio ragazzo riconosce che sua madre è una figura tossica già da tempo, addirittura mi ha detto che se avesse potuto se ne sarebbe andato via di casa a 11 (!!!) anni.
Lui è innamoratissimo ma diviso tra due fuochi.
Non so se sia necessario allontanarmi per fargli schiarire meglio le idee, su chi vive, su cosa vuole ecc
Help
Sab
17
Ago
2019
Scelte di vita sbagliate
Salve,
più che uno sfogo questa è una riflessione tristissima su quello che mi riguarda. Racconto un po' da dove nasce il problema, quindi mettetevi comodi e abbiate un po' di pazienza. Sono sempre stato un ragazzo indeciso, sin da quando mi misero, alla sola età di 13 anni, a dover scegliere quale scuola superiore frequentare. Non mi dilungherò su quanto il nostro sistema scolastico sia pessimo nel mettere un ragazzino di quell'età di fronte ad una scelta simile, ma vabbeh. Avrei sempre voluto fare l'avvocato ma, dopo aver frequentato il liceo classico, mi feci trascinare da un amico in un indirizzo che nulla aveva a che fare con me. Persi ovviamente un anno. L'anno dopo, mi iscrissi a Giurisprudenza, senza combinare nulla. Non ci avevo creduto abbastanza e studiare non mi piaceva più. Cominciai a lavorare. Per lo più lavoretti nella gastronomia. Nel frattempo, spinto da mia madre, decisi di frequentare un corso. Lo finii dopo due anni, ma non trovavo lavoro in quel campo perché, nel nostro fantastico Sud Italia del c***o, devi "avere esperienza". Stanco di questa situazione, decido di emigrare e fare un passo enorme. Non ero mai uscito dall'Italia prima di allora. Mi si sono aperti nuovi orizzonti, ho scoperto nuove culture, nuove persone. Ho continuato a fare quello per il quale avevo studiato, ma sarei dovuto ripartire da capo con la scuola. Pensavo: pazienza. Tre anni di scuola e poi sarò a posto. Faccio un anno di pratica, poi parte il secondo anno, dove inizio la scuola. A questo punto penserete che è tutto a posto. Invece no: pochi mesi dopo aver iniziato la scuola, mi rendo conto che quel lavoro non mi piace più e che la scuola in lingua straniera è uno scoglio insormontabile, quindi mollo tutto e torno in Italia. Di nuovo: nel fantastico Sud Italia rimango senza fare nulla ed il lavoro è ancora più difficile da trovare. Sto per finire i risparmi quando, finalmente, mi si ripresenta un'occasione d'oro: ritornare nella città all'estero dove ero stato prima e con un lavoro già in tasca. Faccio di corsa il biglietto e mi metto sotto. Trovo un appartamento in comune e metto da parte soldi ed esperienze lavorative. Ve lo dico già da adesso: smettete di pensare che ora sia tutto a posto, altrimenti non scriverei qui. Arriviamo al punto che, dopo due anni di lavoro, faccio tanta esperienzame trovo anche un appartamento tutto per me ma capisco che il lavoro non è ben pagato e che non mi permetterebbe di avere una vita degna, ma solo di poter sopravvivere: la vita che hanno sempre fatto i miei, la vita che li ha costretti a scontrarsi inevitabilmente, fino a farli divorziare anni fa. Sono in procinto di sposarmi anch'io e mi sembra di rivivere quella situazione. Decido quindi di prendere il coraggio a due mani e parlare con il mio capo: le dico che cercherò un nuovo lavoro nella stessa branca. Non ha nulla in contrario e mi augura buona fortuna, dicendomi che la porta è sempre aperta. Parlo coi colleghi per comunicargli la triste decisone, convinto che prima o poitroverò un lavoro pagato meglio. Qui crollano tutte le mie certezze, ancora una volta: mi dicono che rimanere nella stessa branca per guadagnare "solo" 300€ in più al mese non mi conviene, che devo fare una scuola di formazione professionale. Ci risiamo: ho abbandonato gli studi tre volte ed ora mi ritrovo a dover riflettere se devo davvero farlo o meno. Se fosse tutto in italiano, avrei sicuramente fatto qualche sacrificio e sarei andato avanti. Ditemi come si può studiare tre anni in una lingua straniera così ostica come il tedesco. Dopo anni che sono qui ho difficoltà a capire i colleghi, immaginate studiare testi scolastici che, per forza di cose, utilizzano un linguaggio più aulico. Ora, all'alba dei trent'anni, non so che fare. La soluzione più logica sembra quella di studiare, ma entra in gioco il fattore linguistico, il pensare a come fare a pagare le bollette e vivere (quando si fa la scuola di formazione si guadagna meno per fare lo stesso lavoro che normalmente verrebbe pagato di più). Tra l'altro, i colleghi mi hanno consigliato di studiare altro che mi permetterebbe di guadagnare molto di più, perché se voglio avere una famiglia, non riuscirò mai a camparla con 1400€ al mese. A parte che non tengono conto del fatto che saremmo in due a lavorare, ma tant'è, ormai hanno instillato in me il seme del dubbio. Mi ritrovo di nuovo qui, a pensare a cosa fare e cosa sto davvero facendo della mia vita. Indeciso. Spero di non avervi tediato con questa lunghissima storia.
Dom
28
Lug
2019
Laurea magistrale e crisi esistenziale
Ho 25 anni e una storia travagliatissima con lo studio. Fin da piccola mi è sempre andato stretto l'ambiente scolastico e non ho mai particolarmente gradito studiare per interrogazioni e compiti, ma mi forzavo a dare un'apparenza da "brava bimba" solo per compiacere mia madre e i miei nonni, per avere i loro complimenti e sentirmi buona e amata. Sicché si è creata di me un'immagine quanto più lontana possibile dalla realtà: quella di "secchiona" amante dello studio, a cui non pesa affatto passare intere giornate sui libri e che punta solo ai voti più alti. Voti che ho preso: dalle elementari fino alla sudatissima laurea triennale in lettere classiche sono sempre riuscita a prendere il massimo, nonostante non avessi un vero metodo e la mia voglia fosse sempre pari a zero. Era la mia parlantina, era la fortuna o il riuscire ad assorbire tutto dalle spiegazioni in classe, non so. Semplicemente mi mettevo davanti ai libri per ore e ore - trascurando la mia vita sociale e qualunque attività alternativa - e tra un pensiero deconcentrante e l'altro qualcosa mi rimaneva. Era molto più facile quando qualcosa suscitava un minimo interesse in me, altrimenti era dieci volte più complicato riuscire ad assimilare anche solo un misero concetto. Fatto sta che la materia che mi riusciva meglio era italiano: non per un particolare impegno ma perché i miei temi (sproloqui di pagine e pagine; rigorosamente tema libero) piacevano agli insegnanti e amavo leggere di tutto. Così si è aggiunta un'altra sfumatura alla mia maschera: quella di appassionata di letteratura, quella che deve assolutamente frequentare il liceo classico e poi una facoltà umanistica, altrimenti avrebbe perso il suo enorme "potenziale". Per ribellarmi, piuttosto inconsciamente, a questo diktat, inizialmente mi sono iscritta a mediazione culturale, studiando francese (non so per quale ragione, dato che la mia preparazione risaliva alle basi delle medie) e tedesco. Tempo un semestre e mezzo e, anche a causa di una mia compagna del liceo che mi stalkerava letteralmente all'università, pur avendo preso 30 a tutti gli esami dati decido di smettere perché mi faccio prendere dalla trappola de "Ma la tua passione non erano le lettere? Che ci fai lì?!". Ennesima scelta di merda. Mi sarebbe bastato rendermi conto del fatto che invidiavo da morire quelli che studiavano giapponese, che ero così interessata (per la prima volta davvero) che mi feci fare venti euro di fotocopie dei loro appunti, per fare una scelta decisamente più sensata: cambiare francese con il dannato giapponese e non abbandonare la facoltà di lingue. Niente di tutto questo. Mi iscrivo a lettere classiche ormai completamente in balia degli eventi e ci resto, perché dopo aver voluto la bicicletta dovevo necessariamente pedalarla. Nonostante esami tostissimi, professori severi e la solita mancanza di forte interesse e motivazione riesco a terminare la triennale a pieni voti. Non mi laureo neppure che già sto frequentando la magistrale, senza pensarci, senza darmi tempo di capire cosa diavolo sto facendo e cosa voglio fare davvero - perché tanto devo fare per forza l'insegnante dopo questo percorso di studi, no? La magistrale la scelgo in filologia moderna (in pratica, la magistrale di lettere moderne) perché quella classica mi ha svenato. Inizio a bomba col solito 30, il primo corso mi piace e mi impegno sul serio. Da lì, una discesa nel baratro. Iniziano corsi assurdi senza capo né coda. Comincio a chiedermi cosa ci faccio lì, come se fossi in terra straniera. Tutti mi tartassano dicendo che il voto della triennale non conta, conta solo quello della magistrale, e che quindi avrei dovuto prendere una sfilza di 30 per assicurarmi un altro 110 e lode. Per la pressione, per l'essere completamente sola in un ambito totalmente diverso, per la mancanza di senso di questa magistrale, inizio pian piano a scivolare nella depressione. Evito le mie (già poche) amiche, sparisco, non rispondo più a nessuno, mi chiudo in casa, piango ogni giorno; soprattutto, non riesco più a studiare. Apro il libro, qualunque libro, e nonostante non sia nulla di così difficile rispetto a quello che mi costrinsi ad imparare alla magistrale non riesco ad andare oltre le due righe. Fisso le pagine, con occhi da morta. La mattina devo mettere una decina di allarmi sul cellulare per convincermi ad alzarmi, la sera non voglio andare a letto per il terrore che verrà domani e sarà un altro giorno in cui cercherò di studiare senza successo e dovrò vedere quei libri di cui non mi importa nulla. Disturbi psicosomatici iniziano a minare la mia salute, fino ad allora abbastanza buona. Gastrite cronica, cisti, tiroidite, disturbi intestinali, infiammazione alla colecisti, emicrania: a 24 anni la mia vita si consuma tutta tra ospedali e decine e decine di dottori. Vado in crisi col mio ragazzo. Per completare il quadro, pensieri suicidi spuntano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi costringo comunque a fare altri due esami e dopo l'ennesima crisi esistenziale vado da uno psicologo. Per lui devo finire subito questa magistrale, dato che ormai sono in ballo, e smetterla di piangere perché "non c'è tempo". WOW. Davvero, non l'avrei mai detto. Ma se sono da te evidentemente è perché questa cavolo di magistrale non riesco a finirla in fretta, saltellando sulla mia crisi come una lepre marzolina! Ora, un anno dopo, sono esattamente allo stesso punto di prima, anzi, la situazione (fisica e mentale) sembra peggiorare di giorno in giorno. Non credo ormai che abbandonerei, anche se non mi interessa nulla di quello che studio, se non altro per orgoglio. Vorrei solo...prendermi una pausa. Fermarmi un attimo a riflettere e dirmi "Si può sapere dove sto andando?". Vorrei darmi da fare lavorando di più di quanto faccio, acquisire esperienza del mondo - che non ho -, sviluppare delle competenze CONCRETE. Sono vent'anni che sto studiando ininterrottamente e controvoglia, senza nessuno svago, senza nessuna valvola di sfogo, in un ambiente familiare disastrato da violenze fisiche e psicologiche, droga e malattie mentali. Non incolpo i miei familiari di nulla, però. La colpa è mia che non ho saputo prendere in mano le redini della mia vita, non ho avuto la forza di distaccarmi da quelle dinamiche e pensare a me, alla persona con cui devo passare l'intera esistenza. Come ho detto, l'unico studio stimolante probabilmente sarebbe stato il giapponese alla facoltà di lingue. Quel treno è passato e ora è troppo tardi. Alla luce quindi di quello in cui ormai mi ritrovo, come potrei dire a mia madre che è tempo per il mio bene di prendermi anche una piccola pausa dall'università?
Attenzione. Non sto dicendo che non voglio far nulla, come se fossi una viziata a cui è sempre stato dato tutto perché NON È COSÌ. Vorrei solo CAPIRE. E fare qualcosa che per me abbia significato e mi faccia sentire realizzata nonostante le difficoltà.
Questo è il mio sfogo. Grazie.
Mer
24
Apr
2019
Disadattata e sola come un cane.
E come ogni sera, ormai, mi ritrovo qui, a girare su questo sito, in cerca di sfoghi che riflettano il mio stato d'animo. Ne trovo parecchi, ma non essendo soddisfatta, butto giù a mia volta due righe, sapendo che fare ciò non cambierà di certo la mia situazione, vissuta da me come un dramma..
Mi metto a letto e ho il batticuore al pensiero che oggi non ho studiato abbastanza o quasi per niente.
La mia mente vaga e si sofferma sulla mia sfera relazionale e, essendo questa inesistente, vengo assalita da mille paranoie e da più di mille perchè: 1) perchè non riesco ad insaurare uno straccio di amicizia? Sono convinta che l'amicizia vera e propria forse non esista, però è anche vero che molte persone (almeno apparentemente) non sono sole quanto me. 2) perchè, subito dopo che qualcuno mi avvicina, subito dopo mi rifiuta? Sono stanca del solito " non dimostri il tuo interesse, il tuo affetto". Penso non sia vero, e anche fosse, quando una persona ti vuole ti vuole, senza scuse.
Sono stanca dei rifiuti, delle persone che spariscono dalla sera alla mattina, di illudermi che qualcuno possa veramente starmi accanto e tenermi compagnia. Basta, basta. Vorrei almeno riuscire a stare bene da sola. La gente non ha la minima considerazione dei sentimenti altrui. Gli servi? Ti cercano e ti vengono dietro. Non ti servono più? Ti scaricano. Che schifo. Se non si sa cosa si vuole, che almeno non si faccia provare sensazioni gradevoli agli altri. Bisognerebbe anche considerare la sensibilità delle persone con la quale si va ad interaggire. LE PERSONE NON SONO OGGETTI, NON SONO UN PASSATEMPO, NON SONO UN GIOCO. Cosa non è chiaro in ciò?
E io come una scema ancora sogno un affetto vero. Dopo mille delusioni sogno ancora che qualcuno mi possa solamente prendere in considerazione. Si può essere più incantati di così? Dovrei solo mettermi l'anima in pace e cominciare a sostenere (per davvero, non a parole) che la vita relazionale non fa per me. Purtroppo, è più facile a dirsi che a farsi.
Tutta questa situazione mi logora dentro e non bastano gli ansiolitici a calmarmi, come tempo fa. Vedo tutto nero, tutto ciò che faccio mi sembra inutile.
Mar
16
Apr
2019
Studiare e lavorare
Ma è possibile riuscirci?! Sono in un circolo vizioso ora. Sto facendo l'operaia e quando torno a casa ho la schiena e le spalla a pezzi, senza contare il fatto di dover lavorare circondata da persone odiose, quindi anche il cervello è stanco ma devo anche studiare per la laurea magistrale. Alla fine mi ritrovo a dover lavorare per pagarmi l'università e la casa ma essere troppo stanca per assistere la mattina ad alcune lezioni e non riuscire quaso mai a finire di studiare per un esame. Ho quindi iniziato a dare gli esami con pochi cfu sperando di trovare un modo per organizzare il mio studio. Niente finora. Qualcuno ha un metodo efficace per i lavoratori studenti? Grazie
Lun
01
Apr
2019
La scuola uccide
Non ne posso più della scuola. Mi sta letteralmente prendendo la vita. Premetto che io amo studiare e che sono l'ultima persona sulla faccia del pianeta che pensa che lo studio sia inutile, ma ciò non toglie che io odi profondamente la scuola. La odio perché devo perdere gli anni migliori della mia vita a studiare cose di cui non me ne frega niente, e delle cose di cui mi frega devo studiare solo quello che dicono i professori e come vogliono loro, ovviamente con risultati pessimi. La odio perché non ti insegna a coltivare rapporti solidi, non ti insegna a porti con gli altri e ti fa chiudere anziché aprire. La odio perché ti fa credere che le uniche materie che contano siano quelle che insegnano loro, tutte le altre che a scuola non si insegnano non sono degne, e se ti interessano una o più di queste materie ti dicono che stai perdendo il tuo tempo, perché non sono cose che sono oggetto dei loro esami di merda. La odio perché ti fa sentire incapace, ti fa sentire inadeguato, ti insegna che gli errori sono da evitare, che se sbagli hai fallito, anziché insegnarti a sfruttare i tuoi errori per imparare. La odio perché crea un clima di competizione tra gli studenti, anziché di collaborazione. La odio perché ti fa detestare lo studio, perché ti dice che il mondo è scritto sui libri e che bisogna studiarlo solo sui libri, perché il mondo è un posto pericoloso, il che tu porta a non godere delle belle esperienze che potresti avere guardando una pianta crescere dal vivo, piuttosto che studiare su un libro di merda. La odio perché non permette ai ragazzi di essere sé stessi, perché ognuno si deve conformare a questo sistema di merda, perché sennò non trovi lavoro; se non ti adatti ti dicono che non troverai lavoro, che sei un perdente, che sei ignorante, quando la realtà è che avere la laurea non dà una garanzia di lavoro. La odio perché ti fa morire di stress, di ansia, ti sottomette, ti annulla e ti deprime, gli insegnanti di merda fanno un lavoro del cazzo e si lamentano perché a noi non piace. Ma andate a fare in culo brutti stronzi, che il destino sia crudele con le vostre facce da culo, perché credete di essere superiori, ma la verità è che avete la dignità 20 metri sotto terra, voi che volete imporre questo sistema del cazzo.
Mer
20
Mar
2019
Organizzazione
Io e l’organizzazione dello studio viviamo in mondi diversi. Il mio metodo di studio consiste in un ciclo di 4 fasi: studio (iniziato all’ultimo), disperazione, insulti ai prof, pensiero che qualsiasi cosa che sto studiando sia inutile.
Questo succede ogni volta e la cosa divertente è che non me ne rendo conto all’inizio!!!! Rimando sempre tutto per poi ricadere nello stesso circolo vizioso
grazie a dio che mancano pochi mesi alla fine.
Lun
11
Mar
2019
La vie est studio
Anche se allo studio ci tengo tantissimo, confesso che in questo periodo, più o meno da un mesetto, non riesco più a seguire la tanella di marcia.
la mia volontà di studiare è praticamente inesistente, per non parlare della concentrazione in classe. Vorrei che fosse colpa mia, ma non è così. Io vorrei davvero ricominciare a brillare ma davvero non ho la forza nemmeno di alzarmi da letto per andare a scuola a volte.
Questo certamente mi fa sentire in colpa verso le mie aspirazioni che, facendo un liceo classico, sicuramente non possono essere conciliabili con una simile svogliatezza di fare compiti, esercizi ed interrogazioni.