Tag: scrofe
Dom
28
Lug
2019
Le scrofe - una cena tra donne
Ciao sono Paola, ho 40 anni, lavoro come traduttrice in una ditta di Torino. E’ tradizione che verso il mese di luglio si faccia una cena tra colleghe (solo donne). Siamo una ventina di solito. Una del reparto commerciale, implacabile organizzatrice di queste cose, quest’anno ha scelto un locale che ha una filosofia particolare: si mangia solo pasta di ogni tipo e non c’è un menu a scelta, c’è un prezzo fisso a persona, si servono porzioni di pasta di ogni tipo, formato, condimento, una dietro l’altra, e si va avanti fino a che…si riesce ! in pratica quando uno è pieno da scoppiare dice basta. Questa è una premessa che già mi ha un po’ resa dubbiosa sul tipo di serata in programma, infatti conoscendo la gente che ormai ragiona più con la pancia che con la testa, mi aspettavo di vedere un’abbuffata orribile in nome del risparmio.
Arriviamo con il solito ritardo “da cena fuori” e quando siamo tutte presenti sono già le 21. Sabato sera. Caldo torrido. Tutte messe fighissime in un tripudio di vestitini, tacchi, gioielli, trucco e capelli sistemati il pomeriggio stesso… perché anche se siamo solo tra donne dobbiamo pur sempre vantarci e rivaleggiare no?
Qualcuna azzarda a sgranocchiare dei grissini nell’attesa. Arrivano le bevande, acqua naturale, gasata e vino. Iniziano le portate. Pasta burro e salvia, ragu, piselli e speck, pesto genovese, amatriciana, carbonara e via dicendo, porzioni da 30 grammi, praticamente assaggini, ma la quantità fa la differenza.
Io sono già sazia dopo 5 portate, fa caldo, ho bevuto vino e inizio a sudare. Non sono la sola, vedo che anche le altre sono nello stesso stato.
Dopo le 10 portate incomincia la trasformazione. Rumore che aumenta, bottiglie di vino vuote, sudore. Mi manca l’aria. Vedo le mie vicine che hanno la fronte perlata, il trucco incomincia a rovinarsi. Per una inspiegabile ragione tutte continuiamo a mangiare, quasi raccogliendo la sfida del ristorante a chi resiste di più.
Bocche unte che masticano, tovaglioli sporchi, commenti sul cibo, vino, ascelle pezzate, discorsi stupidi. Mi guardo attorno e vedo non più delle persone ma dei maiali…anzi delle scrofe !
Inizia la processione nel bagno, credo che qualcuna abbia persino vomitato…
Altre escono a fumare cosi l’aria si arricchisce di un nuovo odore, un misto tra cibo, sudore, profumo ormai sfatto e sigaretta, ad un certo punto, sarà per il caldo, mi sembra di svenire.
Portano lasagne, paccheri, penne ai gamberetti… le “scrofe” mangiano tutto, masticano rumorosamente, qualcuna mentre parla mostrando il contenuto informe nella bocca. Qualcuna armeggia con acqua e tovaglioli sui vestiti, gli schizzi di sugo non perdonano.
Camerieri quasi sfiniti continuano ad andare avanti e indietro, già molti piatti tornano in cucina mezzi pieni, ma il nocciolo duro resiste, all’annuncio “bucatini al-qualche-cosa” molte esplodono in un’esclamazione come se non mangiassero da una settimana.
La sala incomincia ad assomigliare ad un porcile vero e proprio, la tovaglia è una schifezza, qualcosa cade dai piatti mentre sparecchiano, tra di me mi chiedo cosa ne penserebbe un uomo di ognuna di noi vedendoci in quel momento.
Ormai quasi tutte hanno smesso la gara a chi mangia di più, ci sono tre ragazze della contabilità, visibilmente ubriache, che si mettono in centro sala a improvvisare dei canti popolari, le osservo sorridendo come un’ebete perché anche io sono un po’ annebbiata. Mi pare di vedere i loro vestitini con le giunture sul punto di scoppiare nella zona del ventre per quanto hanno mangiato…ma forse è un’impressione. Renata, una di loro, mentre ondeggia, calpesta qualcosa che la fa scivolare e per poco non cade come un sacco di patate, si salva per miracolo tra le risate sguaiate di tutte, me compresa. Appena si rimette in piedi si controlla la scarpa per capire la ragione della sua scivolata e, con grande stile, mostra a tutta la platea quello che resta di un pacchero appiccicato alla suola del sandalo.
La serata finalmente finisce, nuova processione al bagno, io preferisco non andarci per paura di quello che posso trovare.
Paghiamo con la solita discussione su come dividere la cifra, tra di me penso “dai Paola fra un’ora al massimo sei a casa sotto la doccia”.
Sono le 2 di notte, domani è domenica, nessuno mi telefonerà, niente sveglia, niente impegni, niente uscite, starò a casa tutta la domenica senza toccare cibo per almeno 36 ore. Prima di crollare di sonno do un’ultima occhiata nello specchio, vedo due occhi sfatti, la faccia stanca, capelli disordinati.
Ma poi penso “va be’ anche per quest’anno è andata”. E con un grugnito mi butto nelle lenzuola.