Tag: nulla
Gio
25
Apr
2019
Io non esisto. Non ho e non sono.
Avete mai l'impressione che non siate adatti alla vita?
E non solo: che per voi non ci sia nulla in questa esistenza, che sia stato tutto già distribuito, e a voi non è toccata che una misera e insignificante porzione, o addirittura nulla?
E non mi riferisco a momentanei episodi in cui le cose non sembrano andare per il verso giusto. No, io intendo un'intera esistenza fatta di nulla.
Osservo gli altri: li vedo vivere le più disparate esperienze; fare nuove conoscenze; stringere legami; avere relazioni sentimentali; realizzare progetti; in sostanza, tutte quelle attività tipiche di un'esistenza cosiddetta "normale".
Io odio chi ha tutto ciò, chi vive. A me non è concesso.
A me infatti, come a una ristretta cerchia di altri come me, è toccata l'emarginazione più profonda e uno stato di solitudine oramai permanente.
Ai margini della società, mere comparse nelle vite altrui, privi di qualsiasi significato, ci aggiriamo come fossimo "normali" (e chissà, magari qualcuno dall'esterno potrebbe crederlo veramente), eppure dentro siamo vuoti, spenti, pieni di invidia e rancore per ciò che agli altri sembra essere concesso, ma a noi negato nei modi più beffardi.
Passo fin troppo tempo a rimuginare su tale ingiustizia: sulla mia non-vita, monotona, piatta, fatta di nessun affetto e apprezzamento; una vita da osservatore passivo, seduto da solo in platea, nell'oscurità, mentre tutta la magia si consuma sul palco, su cui sono puntate le luci e gli altri portano avanti il copione della propria vita.
Perché loro sì e io no? Cosa ho di sbagliato, perché a me non è concesso fare le stesse esperienze altrui, ma sono relegato a una esistenza di solitudine e isolamento?
In virtù di ciò, non posso che godere delle disgrazie degli altri, soprattutto quando accadono ai miei coetanei. In quei momenti, sento che un po' di giustizia è stata fatta, che a qualcuno è stato tolto, che la sua felicità o serenità è stata spezzata.
Come io non ho, è giusto che anche altri che hanno perdano la loro parte, secondo un meccanismo casuale - o no? Ma qui si aprirebbe un altro dibattito - che ristabilisce un minimo di equità, seppur infinitesimale nella immensa condizione di ingiustizia di cui il mondo è pregno.
Questo è quanto. So che non sono l'unico in questa miserabile condizione; a te che vivi le stesse cose, ti saluto calorosamente.
Gio
14
Dic
2017
NON VALGO NULLA
Secondo un'antica leggenda indocinese io non valgo assolutamente nulla.
Dom
06
Lug
2014
mal di vita
Ho cercato di fare l'adulto e andare dal medico di famiglia per farmi visitare e consigliare. Dato che la dottoressa precedente è andata in pensione, con questa devo ancora conoscermi, ma ha facilmente compreso la mia... richiesta d'aiuto.
Non ha dato l'impressione di fidarsi molto dei miei problemi col cibo; mi sta facendo provare un integratore (in pillole, grosso errore), poi tornerò da lei per gli eventuali risultati.
Per il resto mi ha consigliato di andare da un otorinolaringoiatra, parte che vedo un po' difficile, ma è l'unico inizio che mi viene in mente per uscire dalla situazione in cui sono.
Se sarà possibile fare qualcosa, potrò pensare di rincominciare ad andare in palestra, se no la vedo grigia; non sono a mio agio con certe parti del mio corpo, vivo male, e non riesco a stare in mezzo alla gente così.
Forse potrei pensare ad un futuro solitario, ma l'unico modo è rimanere completamente isolato. Non potrei incontrare o essere consapevole di qualcuno o qualcosa che mi faccia pensare a... quello che mi sono perso, che continui a stimolare i miei desideri. Forse, se indisturbato, le mie passioni potrebbero tenermi in vita. Oppure il tempo mi sconfiggerà.
Sarebbe una vita senza amici, probabilmente senza familiari, ma la cosa più difficile sarebbe far a meno dei colleghi di lavoro, perché tappa obbligatoria. Suppongo comunque il mio tipo di lavoro si possa fare da casa. Temo che una vita condotta in questo modo assomiglierebbe alla mia vita attuale: una vita al minimo, al risparmio, cosa che sopporto molto male già adesso, in quanto so di avere altre potenzialità.
Non ricordo chi, forse Gioia123, forse più utenti, mi avevan detto: "siamo femmine, siamo persone, puoi parlarci".
Eppure non lo trovo così facile. Anzi, facile è un eufemismo... Dal momento che non l'ho praticamente mai fatto, per ora posso dire sia impossibile. Nell'altro sfogo avevo al contrario descritto una cosa simile, ma lei la conoscevo. Conoscevo... È stata abituata alla mia presenza perché una o due volte ci siam seduto vicini. E pure quello ha richiesto dei mesi.
Insomma, dovrei avere più esperienza, dovrei capire cosa eventualmente piace o no di me, cosa potrei cambiare, cosa dà fastidio, che reazioni hanno... Alla fine fa piacere sapere di piacere, per sé stessi e per gli altri. Mi serve ricevere dei feedback! (paura del rigetto permettendo)
L'ultimo caso che mi è capitato è stato al solito ristorante: avendo cambiato gestione, erano ritornate due ragazze che avevo visto in precedenza, molto raramente, probabilmente per salutare le proprietarie.
Di queste due una ha un viso dolce e dei modi di fare che non mi dispiacciono, l'altra è bionda, più bassa e rotondetta; non fraintendetemi, non definirei quest'ultima brutta, poverina, non direi mai questo di lei. Sta di fatto che mi son seduto coi colleghi avendo nella mia visuale il loro tavolo, e la ragazza col viso dolce poteva vedere me.
Non son riuscito a non guardarla, spero di non esser stato inopportuno, come se ci credessi... In risposta, non so perché mi ha fissato anche lei, e, raggiungendo il punto di questa breve storia, almeno non aveva uno sguardo disgustato o infuriato (o al limite lo nascondeva).
Poi purtroppo c'è stata una scena che non mi è piaciuta: volevo andare a prendere un gelato, stanno vicino alla cassa, il caso vuole non mi ero accorto che loro fossero andate a pagare, e sono andato un po' in palla. Non ha un'importanza estrema (come ho detto, non le vedo spesso), ciò nonostante mi seccherebbe avessero male interpretato.
Piccola parentesi, con la gestione nuova sono arrivate quattro persone, di cui una è una 25enne moooooolto curata nel suo aspetto, la si potrebbe chiamare bellicapelli :D L'unica cosa che mi interessa però è capire se ho già visto lei e gli altri da qualche parte, non dovrebbero bazzicare lontano da dove abito.
Tornando al discorso esperienza, è anche una questione, credo, di come ci si introduce, di frasi formali, delle espressioni da usare... A certi concetti uno non ci arriva se non viene introdotto da qualcun altro (leggesi: istruito), come per molte altre cose. E io non so esattamente cosa posso pretendere. Correzione, non 'esattamente', neanche a grandi linee, neanche quale orbita sia.
A dir la verità c'è stato anche un altro caso, in un altro ristorante.
È un altro di quei posti quasi a conduzione familiare, la gente si conosce molto bene, clienti soliti. Finito pranzo, viene il momento di pagare, e attira la mia attenzione una voce femminile che dalle cucine dice "mamma, blablabla".
Io sono alla cassa, sto parlando (o cercando di) con una delle proprietarie di alcune cose (è una signora simpatica e gentile, mi spiace non dirle mai niente), nel frattempo esce questa ragazza capelli biondo-castano e occhi azzurro-ghiaccio che si mette ad asciugare i bicchieri. Non so che età abbia, non son molto in grado di stabilire certe cose, chiaramente è giovane... Ed è di una bellezza evidente.
Perdendo il mio inesistente aplomb, comincio a sudare, non so più che fare, voglio solo andare via. Spero di non aver fatto una brutta figura con, appunto, la mia interlocutrice.
L'ho vista anche una volta successiva, ha servito al mio tavolo. Spero di non averla messa in soggezione, sono mortificato, ma onestamente io mi sento molto più "minacciato" di così, con uno sguardo può rivoltarti come un calzino, io invece sono praticamente innocuo -- ma questa è un'altra storia.
Quello che non capisco è: è sempre stato così? Ero io ad esser cieco? Perché in tal caso sono ancora più idiota.
Addirittura, cosa successa oggi, mi trovo a dover ricorrere, per la seconda volta nella mia vita, alla frase "contro ogni aspettativa".
Mi pare avessi detto qualcosa come che la chance di trovarmi una ragazza in casa era simile a quella di vincere al lotto. Bé, concisamente abbiamo il cane di mio zio, una cagnetta, causa problemi sta da noi da qualche settimana.
Vediamo che da ieri si sta ingrossando in una maniera decisamente anomala, chiamiamo il veterinario. Chi ti arriva? Una ragazza. Porteranno il cane poi in ambulatorio, forse è un versamento, si vedrà.
La questione è che, contro ogni aspettativa, è stato dimostrato che mi sbagliavo. Però non so ancora che farci, con questa... 'realizzazione'?
Direi che ho stressato questo ardente tema anche troppo, passiamo al resto.
Mi si è rotto il computer. Probabilmente sarà l'alimentatore o la scheda madre (di nuovo), appena avrò voglia farò qualche prova, sta di fatto che è inutilizzabile. I soldi per i pezzi da sostituire dovrei averceli, nonostante qualche spesa inattesa. La seccatura in realtà è che a parte il tempo che ci vuole per andare a prenderli, perché il negozio è lontano, accendo quel computer 10 minuti ogni due giorni. Il portatile da cui scrivo a volte lo lascio acceso per giorni a lavorare, e funziona (per la maggior parte). La trovo un'ingiusta presa in giro.
Anche se lo uso poco, il mio pc quando serve è perché è l'unico che può svolgere quel compito, questo è il problema; poi c'è appunto la questione di principio. Che seccatura, soprattutto assieme al resto. Tra una cosa e l'altra, non so neanche per cosa arrabbiarmi. Le vacanze le passerò a rifare l'impianto elettrico del piano superiore, il museo in cui volevo andare per cambiare ogni tanto apre con degli orari a caso, non ho tempo per fare nulla, qualsiasi scarpe metto mi fan male i piedi... Questo è un altro fastidio che mi porto dietro da anni.
Gli unici luoghi in cui sia mai andato sono (a parte quelli obbligatori come le scuole e le case dei parenti) biblioteche, supermercati/negozi, e ristoranti (ok, anche qualche fabbrica). Ignoro di come sia la vita nel resto del mondo.
Se posso permettermi un'ultima risata, la battuta che fa ridere solo me, son così triste che potrei rinominare l'utente da farnight a Tristano. Volendo è pure un doppio senso.
Non sto facendo quasi nulla per risolvere la mia situazione, anche perché non so bene cosa fare. Vorrei anche solo qualcuno che mi dicesse "fai schifo", "passa più tempo su quello invece che su quell'altro", per potermici sfogare, per avere un confronto, per avere una motivazione. Potrebbe essere quello che serve? E chi lo sa.
PS servirebbe o un editor migliore o un pulsante di anteprima (o la possibilità di editare i propri post); si rischia davvero di fare delle cavolate, se no.
Ven
30
Mag
2014
autocommiserazione di una vita di nulla
Sarò il più lungo e disordinato possibile, perché non mi sento a mio agio ad aprirmi così.
Non so ancora quanti dettagli mettere, lo scoprirò durante il processo.
Se questo è un punto di partenza, dovrei cominciare dall'inizio. Dato che è infattibile perché ovviamente non ho ricordi che vanno così tanto indietro nel tempo, cercherò un altro punto significativo nel tempo.
L'asilo. Non mi ricordo molto, solo che sostanzialmente la parte problematica del mio carattere esisteva più o meno già: non conoscevo nessuno, e non mi facevo amici. Ci sono andato per non so quanto tempo, e l'unica cosa che ho sempre mai fatto è tentare far passare il tempo più in fretta possibile, non parlare a nessuno, e poi fuggirmene via. I ragazzi più grandi mi facevano paura, e con le suore, severe, non ci volevo avere a che fare.
Poi son venute le elementari, e la colonia. Quando mi hanno spedito in colonia (prima c'era andata mia sorella, quindi mi immaginavo sarebbe toccato anche a me) mi son spaventato, non comprendevo ci si potesse dividere così, non volevo andarci. E infatti una volta arrivato lì è andata da schifo perché c'erano dei ragazzi che mi prendevano in giro, ero come al solito solo (anche se son più o meno riuscito a farmi un amico, uno che veniva presi di mezzo più di me), e gli animatori non badavano a quelli "sullo sfondo" come me.
Alle elementari... Possiamo pure dire che in prima è andata meglio, ero più allegro, più vivace. In seconda sono successi dei casini: ad una delle due maestre muore il marito, lei non la prende affatto bene, ed oltre a trovarci un'atmosfera davvero di cacca per tutti gli anni successivi, veniamo maltrattati, strattonati. Io non capivo molto, ero uno cretino, sapevo solo che avevo paura ad andare a scuola, e ogni mattina raccontavo sempre la stessa scusa a mia madre. Poi è successo che una delle mie compagne è cominciata a piacermi, molto, e un giorno l'ho raccontato ad un'altra compagna, e questa l'ha urlato a tutta la classe (per la cronaca, abbiamo usato la parola che comincia per A). Per ora quello che mi va di aggiungere è: cara X, tu non ricordi, io non scorderò mai.
Da allora ho sempre desiderato la compagnia una ragazza; sotto quel punto di vista son maturato più in fretta degli altri, nononstante non abbia mai neanche tentato.
Se avessi passato le elementari da solo sarebbe andata meglio di quel che è invece è successo, perché come "amico" (e permettetemi di usare i doppi apici) ho avuto un... disadattato, le persone strane le attiro tutte io. Spero solo ora sia meglio di com'era allora. In ogni caso, i rapporti con gli altri compagni sono quasi inesistenti.
Per la cronaca, poi la maestra si è suicidata.
Medie: non sono più in classe con X, ma c'è Y... Forse non c'entra molto nella storia, ma questo è uno sfogo e mi voglio sfogare. Y è una ragazza bella come poche, simpatica come poche, e sempre sorridente (una delle cose che mi piace di più). È una di quelle combinazioni rare... Tanto per chiarirci: quelle poche volte che ci siam visti mi ha salutato, e senza neanche rivolgermi una smorfia di disgusto. Il suo posto nella storia è questo mi ha fatto mettere i sentimenti al secondo posto: avrebbe avuto molto più senso innamorarsi di lei, invece che di X, ma quello che provo è solo un enorme rispetto.
Durante il tragitto casa-scuola sul pullman, ho sempre 'contemplato' X, ma non credo di aver mai pensato di poterci fare qualcosa, di poterci interagire. La guardavo, fine. Le ragioni ci sono: tranne alcune eccezioni, sia alle elementari che alle medie le ragazze erano... ostili. Non ti ci potevi avvicinare. Non lo so se era un complotto, semplicemente non si... Non, fine. Semplicemente non. E la cosa mi ha fatto male, soprattutto considerando che le altre classi erano... attive. Addirittura nella gita a Venezia c'era una coppia che scopava. Curiosità: lui è finito a chi vuol essere milionario o il quiz venuto dopo.
Non solo son rimasto parecchio confuso (perché nessuno fa niente?), ma non aver mai ricevuto uno sguardo, il riconoscimento di esistere, della consapevolezza della mia presenza da X, col senno di poi, mi ha fatto veramente male.
Alle medie mi son fatto un altro amico (correzione, la causalità è inversa: l'ha deciso lui), ovviamente lo strano della classe (ancora più di me). La sua amicizia (in tutta la mia vita forse è l'unico che ho potuto chiamare 'amico', per quanto non comprenda a fondo bene il significato di questa parola) è durata fino al poli, da allora non ci siamo praticamente più visti. Forse ogni tanto sento la sua mancanza. Il bello è che abita a tipo 5 minuti da me, ma no, forse di meno -- se abita ancora coi suoi.
Passano le medie, il mio amico mi convince ad andare all'itis, e poi mi convincerà ad andare al politecnico.
All'itis però ci assegnano in due sezioni diverse; ovviamente ci vediamo, ma il non essere in classe assieme ci allontana un pochettino. Lui però mi fa conoscere dei suoi amici, con cui poi condividerò quasi tutto il poli.
Le superiori non vanno troppo bene: vengo preso di mezzo durante il tragitto sul pullman, soprattutto nel ritorno a casa, e in classe ho due diciottenni vandali (nelle altre ci sono degli spaccini, figuriamoci). In prima e seconda certe lezioni proprio non si possono tenere. In questi anni il mio amico in classe è un altro strano. In terza cambiano alcune persone, non ci sono più i vandali e il mio amico, che è andato a far meccanica.
Il triennio dell'itis merita un periodo suo. Sostanzialmente è stato una specie di periodo di maturazione, ho cominciato - ma proprio solo cominciato - a capire che esistono persone al di fuori di me, persone che non pensano quello che penso io, ecc, e soprattutto ho cominciato ad interessarmi, appunto, a tali persone.
Una piccola grossa nota: non avendo mai avuto più amici o comunque non avendo avuto amici 'normali', non sono mai uscito. Per me era normale fare casa-scuola e poi scuola-casa, fine, nonostante i miei genitori mi dicessero "esci". Ma cosa significa "esci"? Non ho presente cosa vuol dire. Dai discorsi dei miei compagni, ad esempio il ballare, ho intuìto che dovevano uscire la sera, ma la cosa non è mai andata oltre. Anche per quanto riguarda trovarsi chessò al baretto al mattino, o fare per una volta un giro diverso per andare a scuola... Mai fatto nulla del genere, e sono decisamente delle occasioni per socializzare.
Viene il politecnico. Il primo anno passa, poi mi sento senza energie, vuoto, senza voglia. Alcuni compagni vanno avanti, altri mollano. Dopo qualche anno nel limbo, mollo anch'io. È stato molto difficile capire i miei sentimenti, ma già allora avevo dedotto che doveva essere la mia solitudine. Solo di recente ho capito in che modo, qual è l'importanza di avere dei contatti umani -- quasi.
Comunque, durante tutto questo tempo faccio qualche conoscenza, ogni tanto mi diverto anche, ma non capisco, non ho gli strumenti. La mia vita è sempre casa-scuola-casa, non ho mai fatto nient'altro. Ogni tanto qualcuno mi dice: "sono stato costretto a casa per una settimana, che palle", "son due settimane che non esco, sto morendo", e tutto quello che riesco a pensare è: perché ti stai annoiando? Anzi, perché dovresti uscire da casa?
Questo mi fa venire in mente i versi di una canzone che mi piace:
Growin' up, you don't see the writing on the wall
Passin' by, movin' straight ahead, you knew it all
But maybe sometime if you feel the pain
You'll find you're all alone, everything has changed
Cioè ho ignorato quello che da adolescente mi suggerivano, e ora son comparse le bandierine rosse. Ma ignorato un corno, se mi permetti; non l'avrei ignorato se fossi stato capace a farlo. Chiusa parentesi.
Durante la mia sosta sempre al suddetto poli (anzi, ai, plurale), faccio la conoscenza forse più importante e lunga fino ad ora. Ha qualche sfortuna anche lui, ma non è nella mia situazione. Dico che è la più importante perché lui mi permette di cominciare a suonare la batteria, cosa che ho sempre voluto fare, mi ha introdotto credo due anni fa ad altri suoi amici (le uniche persone che frequento), perché grazie a lui ho un lavoro, mi ha anche portato ad concerto. Non credo serva continui, è una delle poche persone con cui abbia mai fatto qualcosa, che mi abbia fatto vivere un po' di vita, e mentre lo scrivo, porca puttana, sento arrivare le lacrime.
Intanto vengo a conoscenza di alcuni fatti, cioè che il mio amico delle medie ha una ragazza, cosa che mi sorprende perché non solo è sempre stata forse la persona meno interessata di questo mondo a certe cose, ma ha avuto i suoi problemi ed aveva un carattere decisamente difficile. Poi vengo a sapere che X si è fidanzata, ma oramai lì i sentimenti li lascio come stanno, e che un ex-compagno delle superiori si è suicidato.
Ripartiamo un attimo dall'inizio, prima di proseguire, sono necessari alcuni dettagli in più. Fin da quando son nato ho problemi col cibo. Le cose che il mio stomaco tollera son poche, e ogni tanto diminuiscono. Poi c'è il problema del gocciolamento retronasale, o quello che è. Ce l'ho da sempre, ma nell'ultimo periodo del poli è peggiorato gravemente. Poi c'è karate, una ferita aperta e sanguinante. È una delle mie tre passioni, e l'ho dovuta interrompere, tra le altre cose, perché mi facevano male le ginocchia. Non ho mai fatto nulla a riguardo, ovviamente, questo è il mio stile.
Anche i miei genitori notano le mie difficoltà all'università, mi chiedono che voglio fare. Voglio lavorare. Passa un periodo durante il quale chiedo, mi iscrivo, poi come accennato prima vengo consigliato ad un'azienda e trovo lavoro.
Dopo un anno di contratti a cazzo comincio l'apprendistato. Stanno succedendo alcune coincidenze, nel frattempo. Nonostante tutto, ho molti hobby, tra cui i libri, e c'è una libreria che ogni tanto organizza riunioni per discutere di libri. Vedo la pubblicità di un corso di scrittura: decido di parteciparci, è forse la prima cosa che faccio da solo e per me stesso. Faccio che ritornare all'argomento: di esponenti del gentil sesso, se ne intravede l'ombra la prima lezione, poi smammano. Una delle occasioni che mi concede questo corso è visitare il museo dell'informatica, carino.
A parte questo... Viene il momento del corso di sicurezza/lavoro/ecc per l'apprendistato. Con mia sorpresa, ci sono ragazze, neanche poche; diciamo che due di queste mi interessano. La coincidenza è che mi è capitato in mano, nel frattempo, un libro che parla di queste cose. Dice: sorridi ad una ragazza se ti vuoi mostrare interessato. Rimango sconvolto, non ci avevo mai pensato. Dice anche di più: potrebbe darsi che le ragazze siano interessate a stringere relazioni. Non so neanche spiegare come ci rimango, son confuso.
Vedo che una delle ragazze che mi interessa passa ogni tanto al ristorante in cui vado a pranzare quando sono a lavoro. Provo a sorriderle, lei mi sorride indietro, vivacemente. Sento una scossa in tutto il mio corpo, perdo quasi il controllo dei muscoli. Avrei potuto cagarmi addosso. Passo qualche giorno in stato confusionale, pensando, cercando di pensare. Le ragazze esistono, esiste un genere femminile.
Sono attanagliato dai pensieri per tutta la durata del corso, due mesi? Penso a cosa dirle, poi ci ripenso. È un periodo veramente difficile, proprio fisicamente. Sto male, ma è solo l'inizio della fine.
All'ultimo giorno del corso, l'altra ragazza che mi interessava spontaneamente attacca bottone con me. Dopo la fine del corso, all'uscita, riesco a prendere una decisione e le rivolgo la parola, anche se un po' tremolante; vorrei sapere alcune curiosità su di lei, non so come metterla. Parliamo per un po' di minuti, alla fine... Non ho capito come è finita, non sono in grado di interpretare. È troppo semplificante dire che mi ha dato il suo numero. A tutt'oggi, lei è l'unica ragazza con cui posso dir di aver quasi parlato. Di ciò mi è stato risposto, su questo sito, "tutto questo è assurdo".
Passano i giorni, continuo a vedere passare l'altro mio interesse. Mi saluta. Continua ad essere un periodo estremamente stressante, a causa delle emozioni estreme sono fisicamente provato, anche con delle conseguenze. Continuo a chiedermi quando rivolgerle la parola. Ogni volta che riesco a trovare la decisione, la posta viene alzata, perché la situazione si complica, e rinuncio.
Alla fine aver aspettato ha avuto senso, perché continuando a riflettere su cosa dirle ho a mano a mano abbassato il tiro fino a qualcosa di sensato. Per capire però mi ci son voluti dei mesi. Succede che un giorno, una bella giornata, la vedo come al solito arrivare; contemporaneamente un mio collega esce per andare fuori a parlare con un tizio che a lui interessa. La porta è aperta, lei è con la sua amica, ma oramai... Senza stare a menarla, cerco di alzarmi, e raggiungere l'entrata, dove mi chiedo che cazzo sto facendo. In un momento troppo veloce per riuscire a ragionare le parlo, lei risponde "sì, come amici". Sul momento non ho provato niente, non stavo nemmeno riuscendo a credere a quello che stavo facendo -- non son sicuro di riuscirci nemmeno adesso. La parte difficile arriverà dopo.
La parte ancora più difficile è che avevamo rimandato, io sono onestamente interessato a parlare con lei, ma non riesco a trovare le forze per riparlarle. Tra l'altro, la prima volta purtroppo c'era della gente che ci guardava, la cosa mi ha dato un fastidio indescrivibile.
Siamo a oltre 15mila battute, e di cose da dire ne ho ancora.
Ora come ora sono sempre vuoto, distrutto, bucherellato come un colabrodo, e a mano a mano sto cedendo. Non ho le energie per far nulla, per nessuno dei miei hobby. Non ho energie da anni, quando invece avrei potuto studiare, fare, diventare più bravo di quanto sono adesso. Invece son sempre distratto, triste. Più son triste più mi torturo, più mi torturo più son triste.
Sento che se fossi più felice saluterei, mi verrebbe voglia di essere più partecipativo, invece di essere uno zombi. I dolori cronici mi stanno togliendo tutto, l'unica cosa che mi hanno dato sono degli orrendi tic. Sono la prima cosa da indirizzare se davvero sono interessato a vivere, e forse mi son deciso a farlo. Dovrò gestire le complicazioni di come... Muovermi.
Per tutta la mia vita non ho fatto altro che tentare di non esistere, di essere invisibile. Mi sembro più un controsenso che una persona.
Quando parlo a qualcuno, la risposta standard è: "Eh?". Non riesco a farmi capire, devo pensare alle parole prima di dirle, ma la gente va di fretta. Non sono abituato a parlare.
Non sono capace d'uscire una volta, di far nulla.
Mi trovo buttato in questo mondo, ad essere un adulto, senza aver mai vissuto. Ho voglia di conoscere persone, non so come.
Soprattutto viene la questione... Calore umano, quello che può regalare una persona speciale. Il dolore per non aver mai neanche tenuto una mano ad una ragazza è straziante. Non esiste un modo facile per spiegare a quale assenza di umanità sono stato soggetto, o mi sono quasi intenzionalmente obbligato. Sono stato direttamente o indirettamente definito uno sfigato e molto altro; mi sa che c'hanno pure ragione.
E il problema viene soprattutto quando tutto attorno a te ti ricorda dei tuoi fallimenti, ogni giorno. Mi basta andare a lavoro, un mio collega parla di sua moglie, l'altro della sua fidanzata. Ovviamente non tollero la visione o comunque la consapevolezza di effusioni tra persone di nessun tipo, mi farebbe impazzire. Posso vivere, ma non così.
Recentemente le cose si son complicate per un cambiamento delle statistiche inaspettato: da quanto ho capito, la maggior parte delle persone che conosco ha o ha avuto un/una partner. Se la mia esperienza fosse stata normale, era un conto, ma diventare lo scemo del villaggio è tutt'altra cosa. In più, mi è stato fatto capire che le possibilità vanno parecchio scemando.
Ogni esperienza mi fa male, un esempio a caso: mentre ero al ristorante ho sentito una canzone, waiting for tonight: è piuttosto chiaro di cosa parla, e la cosa mi ha messo subito di pessimo umore.
Molto raramente son stato felice. Sorrido così di rado che quando lo faccio mi sembro un pirla; bastano 30 secondi e mi fanno male i muscoli facciali. La mia faccia esprime la stessa felicità di Amanda in Afternoon Delight; quando sono felice sembro arrabbiato. Se vogliamo vedere i lati positivi, potrei essere un ottimo giocatore di poker.
Alla fine desidero solo smettere di soffrire, riacquistare le mie energie e tornare a fare qualcosa, cazzo.
Più di una volta ho sentito sorgere odio, in generale, verso il mondo, e la voglia di pestare qualcuno per nessuna ragione apparente. Ma dato che convivere con me stesso è sempre stato difficile, ho sempre fatto attenzione a quello che provo, e su certe cose riesco a "svolgere la matassa"; se così non fosse, non so dove sarei, forse sotto psicofarmaci? Non sarei il primo.
Mi è anche capitato di detestare le donne? No, così tanto forse no, ma ho avuto qualche pensiero negativo.
Di questi tempi il momento più difficile è quando esco da lavoro, soprattutto se c'è sole ed è una bella giornata, perché m'ispira di libertà, che sto buttando nel cesso come ho fatto con tutti gli anni della mia vita.
Dicono: invecchiare da soli si diventa strani, e ora io ho paura... Infatti non credo che invecchierò più di tanto.
È venuto fuori il caso di Elliot Rodgers: 'sti cazzi. Ma sono indeciso a parlarne, a fare eventuali confronti, perché ha ucciso delle persone.
Non sono il tipo che esce di scena con una sparatoria, ma diventa tutta un'altra questione quando ti prendono in giro e ti fanno male.
Adolescenti che hanno la metà della mia età possono guardarmi dall'altro verso il basso perché hanno assaporato la vita più di quanto io non farò mai.
Cosa faccio, adesso, comincio a vivere una nuova vita che non son mai riuscito ad avere? Sì, certo.
Lun
18
Feb
2013
Sono davvero triste
Basta, tutto qui.
Non so che dire, sono solo triste, angosciata, non sono neanche vuota, sono piena di merda, di peso... non lo so mi sento come se fossi marmo... il mio corpo fa così schifo, non riesco a smettere di mangiare, vorrei che il mio corpo sparisse, vorrei svanire dentro me stessa, abbandonando queste molli e flaccide carni da maiale.
Sono inutile, inetta, che cazzo ci faccio qui? e non riesco a smettere di provare noia e tristezza.
Mi sento male, vorrei solo valere qualcosa.
Se qualcuno fosse così annoiato da commentarmi, per favore vitate perbenismi e frasi fatte, non è proprio il caso.