Tag: crisi
Dom
03
Nov
2019
eterno struggimento
Sono stata risucchiata dal vortice degli eventi, ora ho tutto e niente. Da bambina pensavo fosse più facile decidere dove indirizzare la propria vita liberamente, ma la verità e’ che non siamo liberi di decidere quasi nulla, siamo la direzione che l’insieme delle forze della vita ha impresso in noi. E ora sono qua, in un certo modo incatenata nella vita in cui mi sono trovata, e in un certo senso felice di esserci, perche’ là fuori poteva accedere di tutto, andarmi molto peggio. Ho davanti giorni bellissimi, con lui, sicuramente una vita piena, ma ho la sensazione che la mia mente continuerà per sempre ad evadere, a scappare via nel buio più profondo della mia anima, dove nessuno può entrare. La vita e’ una cosa così complessa, forse siamo destinati all’eterno struggimento e basta.
Mar
01
Ott
2019
Matrimonio in crisi
Salve a tutti. Da qualche mese io e il mio ragazzo siamo ai ferri corti e la situazione sta andando sempre peggio ogni giorno. Stiamo insieme da 3 anni ed è stata da sempre una relazione problematica di lascia e prendi finché abbiamo scoperto di aspettare una bimba. Da qui la convivenza e dopo poco tempo la scoperta delle Sue bugie. Il suo stipendio che non basta mai, il fatto che appena arriva dal lavoro va subito in piazza del paese per incontrare suoi amici e li ci sta un po poi torna a casa e si riposa. Ho iniziato a sentirmi trascurata e all oscuro di ciò che fa, fino a che lui mi ha confessato di avere problemi di gioco e di spendere 2/3 del suo stipendio in macchinette. Mi ha pure confessato di uscire subito dopo il lavoro per cercare marijuana, altro suo viziaccio. Al momento della confessione ha pure avuto una bruttissima scena di crollo nervoso in cui tremava tantissimo e piangeva. Io Gli ho promesso di aiutarlo e stargli accanto, sopportando il fatto di andare a cercare aiuto economico sempre dalla mia famiglia o dalla sua. Lui mi ha così promesso di farmi gestire solo a me il suo stipendio da questo mese e rifiuta di farsi curare. Dopo tale confessione continua però ad uscire dopo il llavoro e mi lascia sempre sola a casa, inoltre da 5giorni non abbiamo più rapporti e se lo chiedo me li rifiuta dicendo che è stanco(mai rifiutati in 3 anni, al massimo al contrario). Ho scoperto giorni fa curiosando sul suo telefono che si scambia video porno con i suoi colleghi e questo mi fa ardere di gelosia in quanto mi ha sempre disprezzato i porno e negato di vederseli ma anche perché trascurata e negata sessualmente ed emotivamente. Da una settimana poi vi è un susseguirsi giornaliero di litigi per i più svariati motivi, come se non ci sopportassimo più. Ho tanta voglia sia di lasciarlo che di tradirlo in quanto non mi sento per niente amata né ascoltata. Come padre è ottimo ma non vuole cambiare pannolini, fare bagnetto ne dare il latte, faccio tutto io sempre io e quando arriva la sera solo la coccola e la tiene in braccio fino a quando mi dice mi fanno male le braccia prendila tu. È un matrimonio irreparabilmente in crisi o no? Cosa fare? PS. È molto violento verbalmente o fisicamente con gli oggetti. PS se me ne andassi di casa non saprei dove andare.
Mar
10
Set
2019
Crisi a 24 anni
Domani sto per compiere 24 anni.. e invece di essere felice mi sento uno schifo, 24 e non aver ancora concluso un ciclo di studi triennale al università lasciando una marea di esami indietro, 24 e non avere ancora un lavoro che mi permetta di vivere gli studi e la vita sociale tranquillamente, 24 ed essere solo in casa in quanto i miei non mi vogliono piu nelle loro vite sono stufi delle promesse e promesse mai mantenute, 24 e aver perso l'amore della propria vita per tralasciare il rapporto, 24 e accorgersene sono adesso del tempo buttato via. Piu che un compleanno domani vorrei nascondermi... passo le mie giornate con amici che fumano canne e basta, annebbiando la testa per non pensarci ma la verità è che non ce la faccio piu voglio cambiare finendo l'università, fare qualcosa di positivo della mia vita ma ho paura di provarci veramente, non mi sento in grado di svoltare se qualcuno ha gia avuto a che fare con situazioni così mi dica come svegliarmi.
Dom
28
Lug
2019
Laurea magistrale e crisi esistenziale
Ho 25 anni e una storia travagliatissima con lo studio. Fin da piccola mi è sempre andato stretto l'ambiente scolastico e non ho mai particolarmente gradito studiare per interrogazioni e compiti, ma mi forzavo a dare un'apparenza da "brava bimba" solo per compiacere mia madre e i miei nonni, per avere i loro complimenti e sentirmi buona e amata. Sicché si è creata di me un'immagine quanto più lontana possibile dalla realtà: quella di "secchiona" amante dello studio, a cui non pesa affatto passare intere giornate sui libri e che punta solo ai voti più alti. Voti che ho preso: dalle elementari fino alla sudatissima laurea triennale in lettere classiche sono sempre riuscita a prendere il massimo, nonostante non avessi un vero metodo e la mia voglia fosse sempre pari a zero. Era la mia parlantina, era la fortuna o il riuscire ad assorbire tutto dalle spiegazioni in classe, non so. Semplicemente mi mettevo davanti ai libri per ore e ore - trascurando la mia vita sociale e qualunque attività alternativa - e tra un pensiero deconcentrante e l'altro qualcosa mi rimaneva. Era molto più facile quando qualcosa suscitava un minimo interesse in me, altrimenti era dieci volte più complicato riuscire ad assimilare anche solo un misero concetto. Fatto sta che la materia che mi riusciva meglio era italiano: non per un particolare impegno ma perché i miei temi (sproloqui di pagine e pagine; rigorosamente tema libero) piacevano agli insegnanti e amavo leggere di tutto. Così si è aggiunta un'altra sfumatura alla mia maschera: quella di appassionata di letteratura, quella che deve assolutamente frequentare il liceo classico e poi una facoltà umanistica, altrimenti avrebbe perso il suo enorme "potenziale". Per ribellarmi, piuttosto inconsciamente, a questo diktat, inizialmente mi sono iscritta a mediazione culturale, studiando francese (non so per quale ragione, dato che la mia preparazione risaliva alle basi delle medie) e tedesco. Tempo un semestre e mezzo e, anche a causa di una mia compagna del liceo che mi stalkerava letteralmente all'università, pur avendo preso 30 a tutti gli esami dati decido di smettere perché mi faccio prendere dalla trappola de "Ma la tua passione non erano le lettere? Che ci fai lì?!". Ennesima scelta di merda. Mi sarebbe bastato rendermi conto del fatto che invidiavo da morire quelli che studiavano giapponese, che ero così interessata (per la prima volta davvero) che mi feci fare venti euro di fotocopie dei loro appunti, per fare una scelta decisamente più sensata: cambiare francese con il dannato giapponese e non abbandonare la facoltà di lingue. Niente di tutto questo. Mi iscrivo a lettere classiche ormai completamente in balia degli eventi e ci resto, perché dopo aver voluto la bicicletta dovevo necessariamente pedalarla. Nonostante esami tostissimi, professori severi e la solita mancanza di forte interesse e motivazione riesco a terminare la triennale a pieni voti. Non mi laureo neppure che già sto frequentando la magistrale, senza pensarci, senza darmi tempo di capire cosa diavolo sto facendo e cosa voglio fare davvero - perché tanto devo fare per forza l'insegnante dopo questo percorso di studi, no? La magistrale la scelgo in filologia moderna (in pratica, la magistrale di lettere moderne) perché quella classica mi ha svenato. Inizio a bomba col solito 30, il primo corso mi piace e mi impegno sul serio. Da lì, una discesa nel baratro. Iniziano corsi assurdi senza capo né coda. Comincio a chiedermi cosa ci faccio lì, come se fossi in terra straniera. Tutti mi tartassano dicendo che il voto della triennale non conta, conta solo quello della magistrale, e che quindi avrei dovuto prendere una sfilza di 30 per assicurarmi un altro 110 e lode. Per la pressione, per l'essere completamente sola in un ambito totalmente diverso, per la mancanza di senso di questa magistrale, inizio pian piano a scivolare nella depressione. Evito le mie (già poche) amiche, sparisco, non rispondo più a nessuno, mi chiudo in casa, piango ogni giorno; soprattutto, non riesco più a studiare. Apro il libro, qualunque libro, e nonostante non sia nulla di così difficile rispetto a quello che mi costrinsi ad imparare alla magistrale non riesco ad andare oltre le due righe. Fisso le pagine, con occhi da morta. La mattina devo mettere una decina di allarmi sul cellulare per convincermi ad alzarmi, la sera non voglio andare a letto per il terrore che verrà domani e sarà un altro giorno in cui cercherò di studiare senza successo e dovrò vedere quei libri di cui non mi importa nulla. Disturbi psicosomatici iniziano a minare la mia salute, fino ad allora abbastanza buona. Gastrite cronica, cisti, tiroidite, disturbi intestinali, infiammazione alla colecisti, emicrania: a 24 anni la mia vita si consuma tutta tra ospedali e decine e decine di dottori. Vado in crisi col mio ragazzo. Per completare il quadro, pensieri suicidi spuntano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi costringo comunque a fare altri due esami e dopo l'ennesima crisi esistenziale vado da uno psicologo. Per lui devo finire subito questa magistrale, dato che ormai sono in ballo, e smetterla di piangere perché "non c'è tempo". WOW. Davvero, non l'avrei mai detto. Ma se sono da te evidentemente è perché questa cavolo di magistrale non riesco a finirla in fretta, saltellando sulla mia crisi come una lepre marzolina! Ora, un anno dopo, sono esattamente allo stesso punto di prima, anzi, la situazione (fisica e mentale) sembra peggiorare di giorno in giorno. Non credo ormai che abbandonerei, anche se non mi interessa nulla di quello che studio, se non altro per orgoglio. Vorrei solo...prendermi una pausa. Fermarmi un attimo a riflettere e dirmi "Si può sapere dove sto andando?". Vorrei darmi da fare lavorando di più di quanto faccio, acquisire esperienza del mondo - che non ho -, sviluppare delle competenze CONCRETE. Sono vent'anni che sto studiando ininterrottamente e controvoglia, senza nessuno svago, senza nessuna valvola di sfogo, in un ambiente familiare disastrato da violenze fisiche e psicologiche, droga e malattie mentali. Non incolpo i miei familiari di nulla, però. La colpa è mia che non ho saputo prendere in mano le redini della mia vita, non ho avuto la forza di distaccarmi da quelle dinamiche e pensare a me, alla persona con cui devo passare l'intera esistenza. Come ho detto, l'unico studio stimolante probabilmente sarebbe stato il giapponese alla facoltà di lingue. Quel treno è passato e ora è troppo tardi. Alla luce quindi di quello in cui ormai mi ritrovo, come potrei dire a mia madre che è tempo per il mio bene di prendermi anche una piccola pausa dall'università?
Attenzione. Non sto dicendo che non voglio far nulla, come se fossi una viziata a cui è sempre stato dato tutto perché NON È COSÌ. Vorrei solo CAPIRE. E fare qualcosa che per me abbia significato e mi faccia sentire realizzata nonostante le difficoltà.
Questo è il mio sfogo. Grazie.
Mar
21
Mag
2019
Momento di crisi
Il titolo dice il succo del discorso, sto vivendo un momento di crisi. Sono una ragazza di 27 anni, fidanzata da 4.
Lavoro da quasi un anno in una fabbrica e da qualche mese ho iniziato a lavorare sia di notte e nei fine settimana in base alla turnazione. Non è un problema tutto ciò o comunque non mi pesa, però lo stile di vita cambia e tutto quello che per gli altri è normale o scontato(come uscire solo il venerdi o il sabato sera) non lo è per me.
Ma arriviamo a un altro punto; per caso un giorno sono uscita in città per fare dei regali accompagnata da un amico più piccolo di me di 5 anni: scherziamo sempre, ci facciamo battutine ed è sempre stato così. Dopo questa prima uscita, complice probabilmente questa crisi e vedendo meno il mio ragazzo, ho iniziato a pensare sempre di più a questo mio amico.
Con la scusa che anche lui fa i turni, un giorno durante la settimana gli ho chiesto di fare un giro in un centro commerciale distante circa 100 km da casa e lui mi ha portato senza problemi. Come sempre abbiamo scherzato e parlato e per sdebitarmi gli offro qualcosa da mangiare: per ringraziarmi va per darmi un bacio sulla guancia, io un pò tontolona non l’avevo visto e stavamo quasi per trovarci uno di fronte all’altro! Lui se ne esce con “stava per succedere il fattaccio” e io imbarazzata. Ma a parte questo nient’altro, a parte che trovo scuse su scuse per sentirlo e quando iniziamo a scriverci è difficile smettere.
ho paura, non so che pensare o cosa fare. Amo il mio ragazzo, sto vivendo 4 anni con lui molto intensi, ma ho paura di essere sbagliata. Scusate lo sfogo ma ne avevo bisogno😬
Sab
02
Mar
2019
Autoerotismo e malinconia
Pochi hanno descitto l'autoerotismo come ha fatto Gaber nel monologo "la masturbazione".
" Non ha mai sfasature. È l'unico amore in cui una persona faccia veramente i conti con il proprio sesso. Purtroppo non lo puoi raccontare a nessuno, il tuo sesso. Quanto sia acuto, profondo, illimitatamente libero... si va fino in fondo, fino alle oasi più vergognose, che sono poi quelle più vere. Mi fanno ridere quelli che la chiamano disperata solitudine. Ah, ah, ah! La masturbazione è una scienza privata e universale. È il rilancio dell'individuo. Ti libera dalle untuose ideologie del sociale. Ti libera dai sofismi della conservazione della specie e ti porta verso l'immagine pura. È il più alto dovere dei poeti. O la capisci o non la capisci. O ce l'hai o non ce l'hai. Non ci si può accedere con la logica. È una verità del cuore. Come la mamma, come la patria!"
Ma il più delle volte, dopo essermi toccata, mi viene da piangere. Un irrefrenabile istinto di piangere. E piango, lacrimo e non so mai davvero il perchè.
Capita anche a voi?
Ven
18
Gen
2019
Quando vuoi aiutare la persona che ami, ma lei rifiuta il tuo aiuto e sta bene così.
Ho conosciuto il mio (ormai ex) ragazzo circa un anno fa, è stato lui a fare il primo passo: a detta sua e di tutti i suoi amici gli sono sempre piaciuta tantissimo, non solo fisicamente: di me apprezzava l'intelligenza, la simpatia, la maturità, l'indipendenza, il mio amore per i viaggi; adorava il fatto che io avessi moltissime passioni.
Abbiamo quasi la stessa età (27 io e 24 lui), ma le nostre esistenze sono state e sono tuttora diametralmente opposte: lui, purtroppo, non ha avuto un passato facile... cattivo rapporto con i genitori separati, praticamente cresciuto dai nonni, contatti con il mondo dello spaccio e della droga, relazioni sentimentali abbastanza disastrose; io, invece, sono cresciuta in una famiglia molto unita e affettuosa, ho sempre avuto a che fare con contesti "sani" e, pur avendo affrontato difficoltà parecchio gravi come la malattia di mia madre e un periodo di forte depressione, non posso dire di aver avuto un'esistenza infelice. Tutto ciò lo devo solo ed esclusivamente i miei, che hanno dedicato la propria vita a impartire a me e a mio fratello valori forti, solidi e positivi.
Quando ci siamo incontrati e lui mi ha raccontato la sua storia, mi sono impegnata in qualsiasi modo per restituirgli e compensare tutto l'amore che, in un modo o nell'altro, nel corso della sua vita gli era stato negato; inconsciamente volevo diventare un punto di riferimento per lui, così che fosse sereno, tranquillo, appagato, felice! Volevo dimostrargli che, oltre il degrado in cui è cresciuto e col quale ha avuto a che fare, c'è molto altro.
All'inizio è andato tutto bene, ho lavorato sodo per dargli tante attenzioni e fargli molti regali, tra cui anche dei viaggi: a differenza mia, lui non aveva mai viaggiato all'estero e quindi ha fatto questa esperienza per la prima volta con me; lui era entusiasta, incredibilmente felice... mi diceva che grazie a me la sua vita era cambiata in meglio, che io ero la sua "unica via di fuga" da un mondo mediocre, ingannevole e poco stimolante.
Con il tempo, però, le cose sono mutate: io, innamoratissima, ho sempre continuato ad esserci per lui, in tutti i modi che potevo e non di certo solo con regali o cose materiali. Avevamo una relazione a distanza e, ogni qual volta lui si sentiva giù per vari motivi, mollavo tutto e lo raggiungevo, tralasciando il resto. Gli ho dato tutto quello che potevo dargli, fino a svuotarmi come persona e individuo: non avevo più tempo per le mie passioni, per lo studio e a momenti nemmeno per il lavoro (che già di per sé è stato sporadico e scarseggiante durante questi mesi), perché lui era la mia unica priorità; nel frattempo si è chiuso in se stesso... passato l'entusiasmo iniziale ha ricominciato a fare la sua vita di sempre, condita di noia, spaccio e uso di sostanze stupefacenti occasionali. Inutile dire che questo non mi piaceva per nulla. Io non ho mai preteso di cambiare la sua vita, ma quando mi ha detto che grazie a me stava vivendo meglio, ne sono stata felicissima e ho pensato che ciò poteva rappresentare, per lui, una buona occasione di rinascita.
Col tempo le cose sono andate sempre peggio: lui ha continuato su questa strada, dandomi fra l'altro sempre meno attenzioni, io invece ho sofferto molto per questo suo graduale ritorno alle sue origini. Ma non è tutto; non solo è tornato "all'ovile", per così dire, ma ha iniziato anche a pretendere che io accettassi e abbracciassi questo suo stile di vita e abbandonassi il mio: in sostanza, secondo la sua opinione, sarebbe giusto che io vivessi con lui, rimanendo indifferente a ciò che fa e contemporaneamente dovrei rinunciare a tutto ciò che mi ha sempre reso felice: viaggiare, visitare nuovi posti e avere la vita che ho sempre avuto.
La situazione si è aggravata quando io gli ho detto che tra i miei piani c'era l'idea di andare all'estero per qualche mese per un progetto che mi interessava: lui, ovviamente, si è infuriato, dicendo che andare all'estero è da stupidi, che lui mai e poi mai si muoverebbe dal posto in cui si trova (cosa che io non gli ho mai chiesto, fra l'altro) e che io dovrei andare a vivere con lui nel suo paese, posto che non sopporto proprio per il degrado che ho descritto prima.
In queste discussioni, poi, non manca occasione per rinfacciarmi che io sono napoletana (mentre lui vive in un piccolo paese in provincia di Milano), infatti afferma che io sono abituata al degrado e che non dovrei lamentarmi (è anche razzista verso i napoletani); è vero, io abito nella zona nord di Napoli, le Vele di Scampia non sono lontane da casa mia ma, nonostante la merda che mi circonda, ho sempre autonomamente scelto di avere una vita differente, che mi permettesse di percorrere una strada più costruttiva e soddisfacente per se stessa.
Adesso mi sembra assurdo che la persona che ho amato tantissimo e che amo ancora non solo si rifiuta di uscire dal suo mondo tossico e di cui conosce la pericolosità, ma vuole anche trascinarvi me, tarpandomi le ali e non tenendo minimamente conto delle mie aspirazioni e inclinazioni (cosa che io invece ho sempre fatto con lui, accettando anche situazioni obiettivamente poco gradevoli e che di conseguenza non mi piacevano per nulla).
Ho deciso di mettere un punto a tutto ciò, ma mi sento in colpa: ho lasciato a se stesso un ragazzo che forse sarà sempre destinato ad avere a che fare con certi ambienti; nella mia testa si materializzano tanti dubbi, forse avrei dovuto insistere di più? Avrei dovuto adottare una linea più dura per farlo riflettere? Io lo amo tantissimo e per lui vorrei solo il meglio, ma quando mi risponde che lui nel suo mondo "sta bene" io cosa dovrei fare? Sono tanto triste. Mi sento inutile, fallita e incapace come fidanzata.
Ven
04
Gen
2019
Ma come si fa..
come si fa a sopportare una vita che non da stimoli? Ho trent'anni, un figlio che amo alla follia ma che mi esaurisce e un compagno che non amo più. Gli voglio bene, ma sento che, se se ne andasse, non mi mancherebbe se non per la gestione della routine famigliare. Abbiamo costruito tanto insieme, ma sento solo affetto per lui. Nostro figlio è piccolo,forse non ne risentirebbe neanche tanto della separazione. Ho paura però di perdere tutto quello che finora ho costruito stando accanto a lui. Secondo voi c'è speranza di poter ricucire il rapporto? Come si fa a capire se si è ancora innamorati? E cosa è meglio per un bambino di un anno e mezzo?
Lun
31
Dic
2018
17 anni di amore impossibile...
17 anni fa, durante una vacanza in Inghilterra, ho avuto una relazione con un ragazzo. 3 giorni e mezzo di Amore, passione, stupore, affinità! Alla fine della vacanza però lui non se l’è sentita di cambiare vita per me. Io torno in Italia e lui resta in Inghilterra. Ci scriviamo per un po’, poi lui smette di rispondere alle lettere... dopo un po’ smetto di scrivergli anch’io... ma non smetto di amarlo!
La sera vado a dormire augurandogli la buonanotte, il mattino mi sveglio dandogli il buon giorno.
5 anni dopo incontro un uomo, ci innamoriamo, lui è gentile, affascinante, sicuro di se’.
Andiamo a vivere insieme, gli do una mano ad uscire dal disastro economico in cui si trova. Si è separato dalla moglie, 3 figli, un fallimento lavorativo alle spalle. Piano piano mettiamo a posto i conti, apriamo una società insieme che gli permette di trasformare in lavoro la sua passione sportiva. Ma questa attività non decolla, non produce utili, e io mi ritrovo a dover sostenere un carrozzone troppo grande... il mutuo della nostra casa, il mutuo della sua casa in cui vivono la moglie e i figli, le spese dei ragazzi.
Lui nel frattempo è cambiato, denigra la maggior parte delle cose che faccio, chiede la mia opinione ma mi critica aspramente se ho un’idea diversa dalla sua, siamo al limite del Narcisismo patologico. 4 anni fa nasce nostra figlia. Per un po’ le cose sembrano riprendersi, ma poi tornano ad incrinarsi. Lui è sempre arrabbiato, non ridiamo più, non scherziamo più, è sempre sgarbato. Io non sono certo una santa, ma le sue cattiverie spesso sono totalmente gratuite. La situazione precipita, ormai da mesi i momenti di crisi sono più intensi e lunghi dei momenti sereni, e anche quando le cose sembrano andare bene lui è tutt’altro che gentile. Mi sforzo di tenere insieme un rapporto che ormai non mi da’ più nulla, se non altro per nostra figlia che è così piccola e che adora il padre (lui con lei è incredibile).
L’altro giorno l’ennesima discussione, e io non ce la faccio più, mesi che chiedo solo rispetto, inutilmente.
Prima della nascita di nostra figlia ero rientrata in contatto con il mio vecchio amore inglese, ma dopo qualche messaggio di nuovo lui smette di scrivermi. È strano, perché quando mi scrive è incredibilmente dolce, mi dice che vuole parlarmi, che ha cose importanti da dirmi, ma poi SILENZIO.
A Natale gli ho mandato gli auguri, mi ha risposto... stiamo parlando e mi è vicino in un momento così difficile.
Non gliel’ho ancora detto, ma io lo amo ancora. Dopo tutti questi anni per me non è cambiato niente e sono ancora convinta che io e luifossimo fatti per stare insieme, ma che ci siamo incontrati nel momento sbagliato.
Pensare a lui e ai momenti vissuti insieme mi fa stare un po’ meglio, mi da un minimo di serenità che non trovo più nella relazione con il mio compagno.
Non so cosa succederà, so che pensare che la storia con l’inglese possa riprendere è utopia... ma ho una voglia incredibile di vivere quell’amore spezzato, vorrei di nuovi trovarmi fra le sue braccia, di fronte a quegli occhi che non ho mai dimenticato.
Sono patetica...
Lun
24
Set
2018
Fidanzata con un ragazzo che non amo
Per paura di restare sola... adesso mi ritrovo dopo ore che sto nel letto con la testa piena di pensieri che non mi fanno dormire, impossibile scacciarli
Che rabbia
Com'è possibile stare male dopo essere usciti la sera con chi poco tempo fa amavi.. Ho rischiato mettendomi con lui.. Ero certa ne sarebbe valsa la pena.. E sarebbe stato così, lo avessi amato ancora..
Ma pretende troppo da me
Ha troppe aspettative sulla nostra relazione
Non mi sento leggera
Mi sento in trappola
Non posso lasciarlo ma non riesco a fingere amore!
Troppe preoccupazioni..:non riesco a dormire..