Tag: cervello
Dom
13
Mag
2018
Nessuna Risposta
Sono strana da sempre.
Da sempre ho cercato dei metodi per non darlo troppo a vedere. Ma più tempo passa e meno funzionano.
Non sono mai in grado di spiegare cosa intendo dire.
Ora come ora sono tante le cose che non sono in grado di fare: Non riesco ad andare in bicicletta, non riesco a fare le pulizie, non riesco a fare sport (non senza mettermi in ridicolo, almeno), non riesco a ricordare cosa ho mangiato ieri sera, cosa mi è stato detto poco fa o cosa ho fatto nelle precedenti ore, non riesco a cacciar via la nebbia che sento nel cervello ogni sacrosanta volta che esco di casa, non riesco ad impedirmi di inciampare dovunque, sbattere da tutti i lati anche più volte, farmi scivolare le cose dalle mani.
Non riesco a scrivere: raccontare per iscritto cosa ci fosse nel mio animo era l'unica cosa che riuscisse a farmi stare bene. Era, appunto. Andando avanti con gli anni mi sono accorta che la mia scrittura si faceva sempre più incomprensibile anche per me, che se scrivo troppo velocemente e per troppo tempo non riesco più neanche a mettere una lettera dietro l'altra, dimentico come si scrive per farla breve. Ora scrivo soprattutto al computer, ma non è la stessa cosa. Spesso vedo una schermata bianca di fronte a me.
Qualsiasi cosa sia, si è portato via anche questo.
Ho 23 anni, vedo specialisti da prima di compierne 2. Perchè non ero una bambina normale: avevo l'argento vivo addosso, non parlavo con nessuno e non dormivo quasi per nulla.
Nessuno di loro ha mai cavato un ragno dal buco. Molti se ne sono anche approfittati.
I miei genitori si sono stufati. Molto presto cominciarono a dire che la gente non mi conosce e non capisce, che mi sarei dovuta solo impegnare un po' di più, che non ho proprio nulla ed è tutto nella mia testa. Anche perchè viviamo in un posto non troppo grosso, dove tutti si conoscono e tutti possono sparlare, quindi deve essere per forza colpa di qualcuno, o mia di mia madre (di mio padre mai perchè nell'immaginario popolare il papà non conta mai nulla. Tranne quando si parla di famiglie arcobaleno, allora li diventa indispensabile...)
Per diverso tempo ho cercato di dire cosa mi angosciava ma nessuno riusciva mai a capire, io mi ci arrabbiavo per questo e come risposta venivo tacciata di vittimismo. Se dovessi cacciar via dalla mia vita tutte le persone che almeno una volta mi hanno accusato di esagerare rimarrei sola al mondo. Giuro.
Sapete che c'è, oggi faccio la vittimista in piena regola.
La verità è che nessuno può sapere che significa essere me: cosa significa avere il corpo che resta fermo immobile a guardare il vuoto anche per parecchi secondi mentre il cervello disperato si chiede se sta per morire e gli altri ti osservano pensando che tu stia facendo i tuoi porci comodi, cosa significa perdere il ricordo di intere ore della giornata, cosa significa non riuscire a soffermarti sulle cose che ami fare, cosa significa dover chiedere aiuto a tua madre per lavarti le ascelle perchè tu hai problemi persino a fare questo. A 23 ANNI!
Nessuno potrà capire cosa significa sentirsi dire "Non è possibile che in tutti questi anni nessuno ti abbia dato una diagnosi" dagli stessi "specialisti" gonzi che quando devono essere loro a dare una cosidetta "diagnosi" prima ci girano attorno con paroloni e poi a domanda diretta rispondono "Perchè vuoi etichettarti per forza?"
Basta.
BASTA!
Io voglio solo una risposta. Non mi importa di che natura sia, se sia colpa mia, del mio cervello, della sociatà, di mia madre, della gestosi che ebbe quando mi aspettava, dei vaccini, degli alieni o di una possibile malattia influenzale risalente a Dio solo sa quanti anni fa. Sono stufa di essere sbattuta dovunque da chi dopo averti spillato soldi senza concludere nulla pensa di non essere "la persona adatta", sono stufa di dipendere dali altri, di non conoscermi, di non riuscire a vivere la mia vita. Significa "Etichettarsi"?
Se è così allora si, voglio etichettarmi.
Voglio vivere la mia vita. E' chiedere troppo?
PS: Domani vedo uno psichiatra. Auguratemi buona fortuna.
Mar
17
Set
2013
Non ce la faccio piĆ¹
Mentre scrivo sto piangendo perchè mi sento inutile. A cosa serve vivere se non hai uno scopo? Se hai preso una laurea che non serve a niente, se hai amici che non ti stimolano, un fidanzato che ti annoia, genitori che litigano un giorno si e uno no e poi si tradiscono appena possono?? Io non ce la faccio più, vorrei suicidarmi ma ho paura di morire, non posso trasferirmi perchè non ho neanche un soldo... L'unica cosa che so fare è intrattenere gli altri e fingere che vada tutto bene, ma quello che ho dentro, la mia insoddisfazione perenne non la guarda nessuno, non la placa anima viva. A chi racconto come sto?? I miei genitori dicono che a 25 anni è normale stare così e fare certi pensieri catastrofici, ma come posso fregarmene altamente di questa situazione di malessere? Così mia madre cerca per me lavori improponibili in studi notarili, al tribunale, quando io sono laureata in lingue con una triennale di merda... Non ce la faccio più, me ne voglio andare, mi sento oppressa, come se non ci fosse un domani... Ma poi "domani" arriva e mi sento peggio del giorno prima...
Per cercare di evadere dalla realtà mi rifugio in altre persone, molto spesso del passato. Un ragazzo che conosco da tempo immemore mi ha baciata, ci siamo visti una sera, l'abbiamo passata semplicemente in un pub a parlare, ridere e scherzare. E lui è scomparso, non mi ha richiamata... Anche per questo soffro, è possibile che trasmetto la mia negatività alle altre persone?Allora ho perso anche la mia bravura e abilità ad intrattenere gli altri??