ScarsoFeccia
Mer
25
Lug
2018
Tra un mese sarò un computer
Allora, ho fatto un po' di preparativi e fra poco inizierò a lavorare nella gelateria vicino a casa, ameno fino a settembre.
Tutto il resto dell'estate lo trascorrerò in due modi:
1) uscendo la sera
2) studiando come un cane
Ho capito che il mio vero problema è che ho il cervello vuoto e con un cervello vuoto non si possono avere interazioni sociali, figuriamoci fare sesso. Quindi non mi resta altro da fare che passare l'estate che precede il mio ingresso all'università studiando.
Studiando che? Di tutto e di più. Filosofia, arte, tedesco, letteratura, approfondire la cultura mainstream, politica, fantasie sessuali tecniche di seduzione, modelli di comportamento umano, ascoltare tutta quella musica che ascoltate voi e di cui io non ho mai colto il fascino, e ancora, computer, fisica, storia, cosmologia, macchine, vaccate popolari, body language. Ho bisogno di diventare una macchina, perché è così che funziono io. Non so operare d'istinto ho bisogno di nozioni e competenze per socializzare e fornicare, studiare è tutto ciò che so fare. Potete consigliarmi quali argomenti studiare per arrivare ad avere interazioni con i miei simili? E per attrarre una ragazza? Conoscete libri o trattati che spiegano ciò? Cos'è che posso fare oggi stesso per farmi del bene?
Sab
21
Lug
2018
SESSO
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Gio
19
Lug
2018
Ho rovesciato il caffè
Stasera sono depresso, mentre cucinavo ho rovesciato il caffè avanzato da stamattina dappertutto come un sudicio coglione, per fortuna ho occultato tutto prima che qualcuno se ne accorgese, da lì sono passato alle solite paranoie sul sesso, sul fatto che non sono come gli altri umani miei simili e le solite 3 o 4 cose che scrivo sempre questo mondo non mi vuole, aveva ragione Criseide quando mi ha scritto che sono un malato mentale psicolabile indegno di vivere e anche quell'anonimo che mi ha dato del pesante. Adesso esco fuori e se non mi accoppio entro mezzanotte tornerò qua a vomitare il mio malessere esistenziale fondato sulla mia incapacità di relazionarmi con gli altri per lunghi periodi, sul fatto che mi sfugge il meccanismo necessario ad avere una relazione amorosa, anzi anche solo un'amicizia.
Se insieme all'università frequento anche una scuola serale alberghiera è una cosa positiva? Voglio imparare più lingue possibili, devo studiare di più e imparare a fare molte cose per essere davvero degno di vivere, da notare la presunzione e il disrispetto che cui sto vomitando tutto ciò, ci sono realtà ben peggiori della mia, realtà che strappano davvero l'anima e io mi lamento perchè rovescio il caffè e non faccio sesso.
Mer
18
Lug
2018
Bullismo per amore
Avevo già riportato questo racconto come commento sotto un mio sfogo, mi è venuta voglia di postarlo anche come sfogo a parte. L'autore, coincidente con il narratore, NON sono io, bensì un mio conoscente, con cui parlo di tutto. L'ha scritto perché è un pazzo lunatico come me e me l'ha inviato per email qualche mese fa.
E' tutto reale al 100%, conosco tutti i personaggi coinvolti di persona e sono stato testimone parziale della faccenda.
INIZIO RACCONTO...
Giovanni ed io siamo stati amici per tutti i quattro primi anni delle superiori, anzi, per meglio dire, lui mi è stato amico per tutto questo tempo. Era un ragazzino epilettico, con diversi problemi comportamentali, fra i quali una forte introversione ed una grande insicurezza. Non so bene quali altri problemi psichici lo assalissero, so solamente che ogni tanto gli toccava sottoporsi a delle visite mediche. Non era aggressivo, non aveva mai mostrato un comportamento violento verso il prossimo come fanno, ad esempio, alcuni soggetti autistici, eppure si capiva all’istante che in lui c’era qualche rotella fuori posto.
Vivevamo nello stesso sobborgo di provincia, un piccolo paesino di duemila abitanti o poco più. Giovanni era considerato un fenomeno da baraccone, veniva ripudiato da quasi tutti i suoi coetanei, che lo prendevano in giro e gli facevano i dispetti. Essendo io uno dei pochi ragazzi a non approfittare della sua ingenuità, Giovanni decise di fare affidamento su di me, legandosi morbosamente alla mia persona, come se io fossi la sua ancora di salvezza, un bagliore di luce divina che fendeva il suo mondo avvolto nell’oscurità più totale, una figura da cui prendere esempio per avere una vita sociale accettabile.
Lui mi vedeva come il suo migliore amico, stravedeva per me, tanto che iniziò ben presto a prendermi come esempio, ad imitarmi in tutto ciò che facevo, ripetendo tutte le mie frasi ad effetto, le mie battute e i miei modi i dire, e la cosa peggiore è che faceva tutto ciò in modo del tutto decontestualizzato, apparendo ai suoi interlocutori ancora più strano di quanto non lo fosse già. Era come se avessi un pappagallo sulla spalla, come quelli che si vedono nei film sui pirati.
Ci vedevamo praticamente ogni giorno. Io e lui prendevamo lo stesso autobus per andare a scuola la mattina, e a volte lo incontravo anche al ritorno quando uscivamo alla stessa ora. Andavamo in due istituti differenti, situati però nello stesso campus, perciò in ricreazione lui mi veniva a cercare, e tutto questo era a dir poco opprimente per me, non solo perché mi faceva fare brutte figure con gli amici e con le ragazze, ma soprattutto per il fatto che a fianco a lui apparivo come un infermiere che assisteva un disabile. Non aveva la minima capacità di elaborazione e di inventiva, perciò sia affidava completamente a me, faceva le stesse cose che facevo e le ripeteva fino allo sfinimento.
Giovanni, la mia macchinetta ripetitrice personale, rendeva la mie giornate noiose e monotone, se le passavo in sua compagnia. Mi spiego meglio. I comportamenti fuori dal comune del mio amico strambo, nella maggior parte dei casi, suscitavano imbarazzo e ribrezzo, ma poteva anche capitare che strappassero un sorriso dalla bocca di qualche stolto, e se ciò accadeva Giovanni sprizzava di gioia, convinto del fatto che la gente lo considerasse simpatico e non miseramente ridicolo. Una volta che una sua azione sconsiderata provocava la reazione da lui richiesta, ovvero le risate dei presenti, Giovanni tendeva a ripetere questa azione, o a dire quella determinata frase ininterrottamente, sperando di ottenere nuovamente le risate che il suo gesto aveva provocato la prima volta che lo ha messo in atto.
L’esempio maggiormente rappresentativo erano le bestemmie. Giovanni bestemmiava costantemente, pronunciava circa un centinaio di imprecazioni al giorno, era diventato per lui quasi un vizio. C’è chi si mangia le unghie, c’è chi fuma, e poi c’era Giovanni, che ad ogni occasione invocava il nome di Dio invano. In questo caso ero sollevato dal fatto che apparisse un ritardato agli occhi delle persone comuni, dato che questa percezione del suo essere giustificava in qualche modo suo comportamento, faceva in modo che venisse tollerato. Giovanni non si rendeva conto della gravità di ciò che diceva, né dell’impatto negativo che le bestemmie provocassero sulla sua immagine e sulla mia, che ero sempre presente quando lui imprecava nei mezzi pubblici o nei corridoi scolastici. Si sentiva in qualche modo protetto da me, così, quando mi trovavo vicino a lui, Giovanni si lasciava andare ai più svariati comportamenti del tutto privi di morale, senso civico e pudore. Mentre lui era giustificato per la sua disabilità, io venivo accusato di essere responsabile, come se fosse colpa mia che lui bestemmiasse, come se spettasse a me insegnargli a vivere nella società umana, in mezzo alla gente normale.
Ancora adesso non so bene perché non volli sfaldare la nostra amicizia appena mi accorsi che le cose non stessero andando nel migliore dei modi, probabilmente mi faceva comodo avere uno scagnozzo quando giravo per i corridoi, ma sinceramente non mi viene in mente altro che giustifichi il fatto di non aver troncato i rapporti con lui all’istante. Ora che ci penso, spesso lo usavo per fare dell’ironia, prendendolo un po’ in giro di fronte agli altri per strappare qualche sorriso e aumentare la mia popolarità. Lui mi vedeva come un caro amico sul quale riporre la sua fiducia, io lo vedevo più come una sorta di oggetto di scena che usano i comici per rendere più concreta la loro arte. Diciamo che nei momenti in cui Giovanni non bestemmiava e non faceva altre cose socialmente non approvate mi faceva davvero comodo averlo con me se non avevo altri appoggi sui quali fare i miei sketch comici.
Le cose procedettero in tal modo fino a metà del quinto anno, periodo in cui feci conoscenza con una ragazza bellissima di nome Elena, una pacifista vegana con i capelli tinti, sempre schierata in prima fila nelle proteste per salvare gli alberi della foresta pluviale oppure una specie animale in estinzione. Lei, oltre ad avere due occhi azzurri come il cielo, una voce soave ed un sorriso a dir poco stupendo, era dolcissima, riservata, timida, ma al tempo stesso aveva delle idee originali, tutte sue, che la rendevano unica nel suo genere. Mi legai subito ad Elena, quando le stavo vicino provavo sulla mia pelle tutti quei sintomi riconducibili a quella malattia adolescenziale che gli psicologi e i registi dei film romantici chiamano comunemente “amore”. Le mie intenzioni erano quelle di chiedere ad Elena di metterci assieme, non volevo perdere una persona speciale come lei. Mi ero fatto sacco di stupidi progetti e filmini mentali che comunemente affollano le teste vuote di quelli stupidi liceali brufolosi con gli ormoni a mille.
Io ed Elena frequentavamo la stessa scuola, ci vedevamo spesso in ricreazione e le sue amiche ridacchiavano e facevano delle battutine quando io e lei passeggiavamo insieme. Tutto stava procedendo secondo i piani e questo mi rendeva molto felice. Le cose, però, presero una brutta piega quando agli incontri con Elena in ricreazione si aggiunse Giovanni, che iniziò a comportarsi come suo solito, rendendo la situazione imbarazzante e impedendomi di godermi quei momenti con la ragazza dei miei sogni. Lui rappresentava un ostacolo per la realizzazione dei miei progetti con Elena, andava eliminato al più presto se non volevo bruciare l’occasione di ottenere una fidanzata così bella per causa sua.
La goccia che fece traboccare il vaso fu questa: un giorno, a fine ricreazione, salutai Elena dandole un bacio sulla guancia, e lo stesso fece Giovanni in modo del tutto inappropriato, senza che gli fosse richiesto, senza che mai lo avesse fatto prima d’ora, e quando Elena si allontanò il mio amico se ne uscì dicendomi che voleva provarci con lei e che era giunto per lui il momento di perdere la verginità. Tamburi di guerra signore e signori, tamburi di guerra nel mio cuore accompagnarono il risveglio della parte del mio animo più malvagia, una parte che pochi hanno avuto l’onore, o la sfortuna, di incontrare, di fronteggiare, senza la quale questo racconto non esisterebbe.
Non ci vidi più dalla rabbia, in quel momento non ebbi la facoltà di ragionare sul fatto che Giovanni, non essendo un ragazzo normale, per nulla attraente, privo della ben che minima capacità relazionale, non avrebbe mai potuto intralciare i miei piani. Sarebbe bastato dirgli che Elena mi piaceva molto e che doveva farsi da parte, e lui avrebbe adempito alle mie richieste come un cagnolino ubbidiente quale era sempre stato. Rilevai questa situazione come estremamente grave dopo che la associai ad un altro evento avvenuto in autobus qualche mese prima: io stavo flirtando da un po’ di tempo con una ragazzina di nome Federica, e spesso capitava che in autobus la tenessi per mano, e siccome anche Giovanni era in autobus con me, anche lui le prendeva la mano senza il suo consenso, e Federica, pur non ribellandosi al suo comportamento, notando la sua instabilità mentale, ed essendo una ragazza educata, mi disse che trovava la situazione del tutto assurda e che il mio mostro da passeggio mi metteva in cattiva luce.
Ciò che mi ha sempre contraddistinto in queste situazioni in cui il mio animo è pervaso da un forte senso di rabbia malvagio è la mia estrema razionalità e progettualità. La notte stessa in cui Giovanni mi disse che voleva provarci con Elena non dormii, passai tutte le ore che avrei dovuto investire per il sonno a elaborare passo per passo un piano per allontanare Giovanni dalla mia amata, e ci riuscii facilmente, con mio grande stupore, come se fosse qualcosa che era insito nella mia testa e che aspettava solo di essere messo nero su bianco. L’indomani passai all’azione. Il mio complice fu Camilla, una mia amica che sapeva bene chi fosse Giovanni e quale ostacolo rappresentasse per me. Lei accettò senza problemi, dopo essersi assicurata che io mi sarei preso tutta la responsabilità e che non avrei fatto il suo nome, nel caso le cose non fossero andate come da me progettate. Forse Camilla accettò a collaborare alla realizzazione del mio piano malefico perché non aveva capito a pieno quale impatto distruttivo avrebbe causato sulla psiche di Giovanni.
Il primo passo fu quello di far conoscere Giovanni a Camilla, la quale si mostrò molto amichevole nei suoi confronti. Combinai il loro incontro dando appuntamento alla mia complice alla fermata del bus, dove arrivai scortato da Giovanni. Camilla chiese il numero telefonico alla povera vittima ignara di ciò che stava succedendo, la quale non esitò a dettarglielo. Il pomeriggio successivo all’incontro dei due feci delle registrazioni in cui mi lamentavo con Camilla del fatto che Giovanni stesse troppo appiccicato ad Elena, ma non mi limitai a questo, bensì riempii queste note vocali con numerosi insulti e minacce nei confronti del mio amico, dicendo ad esempio che gli avrei spaccato la faccia se si fosse permesso un’altra volta a parlare con la ragazza che mi piaceva. Ne feci tre di questi audio, uno peggio dell’altro, dopo di che li inviai a Camilla.
La mia complice, a sua volta, aveva il compito di inviare questi audio a Giovanni, come da me indicato, in maniera contestualizzata. Così Camilla, seguendo passo per passo le mie indicazioni, lo contattò quel pomeriggio, mostrandosi estremamente preoccupata per lui, dicendogli che voleva condividere le note vocali da me inviate a lei perché al loro interno erano contenute numerose minacce, aggiungendo anche che non mi aveva mai sentito così furioso. Il mio obbiettivo era quello di terrorizzare Giovanni a tal punto da fare in modo che non si intromettesse più fra me ed Elena.
Il mio piano era andato come sperato, era filato tutto liscio, adesso non restava altro che aspettare le reazioni. Nei giorni seguenti a quello in cui si attuò il mio piano malefico le cose procedettero normali, io e Giovanni continuammo ad incontrarci in fermata del bus, anche se il suo entusiasmo era molto meno rispetto agli altri giorni. In ricreazione si fece vivo molto più raramente e non bestemmiava più. Fui entusiasta che le cose stessero andando come previsto.
Io sapevo che lui sapeva, lui non sapeva che io sapevo e che tutto ciò era stato progettato da me, eppure lui non mosse un dito, non fece un fiato, continuò a frequentarmi, seppur con meno grinta rispetto al solito. Suppongo che questo suo attaccamento nei miei confronti fosse legato al fatto che, oltre a me, Giovanni non avesse nessun altro amico, e che pur di restarmi vicino fosse disposto ad incassare questi duri colpi e ad adattarsi alla situazione, in modo autodistruttivo e masochista. Si potrebbe fare riferimento alla sindrome di Stoccolma, all’amore verso il proprio persecutore, ma non ne sono certo. E’ più probabile che certe persone sono talmente legate ad altre che, nel momento in cui queste ultime non coincidono le aspettative, le prime tendono ad evadere dalla realtà, a mentire a loro stessi e ad illudersi che le cose non siano diverse da come se le sono immaginate, che il male non è insito nell’esistenza umana, che tutti i sogni possono essere realizzati, che tutti hanno pari opportunità e che per tutti c’è un lieto fine.
Un sabato sera non molto distante dal giorno in cui Camilla inviò le mie note vocali al diretto interessato, io, Camilla ed Elena (n.d.s./Nota Di ScarsoFeccia; anche io ero presente ma al momento ignoravo completamente la situazione, notavo solo che Giovanni stava il più lontano possibile da lui) venimmo invitati ad una festicciola in un locale, in cui si esibiva un band composta da studenti della mia scuola. In quell’occasione ebbi un ulteriore conferma che tutto fosse andato come avevo sperato, visto che Giovanni non si azzardò nemmeno una volta a rivolgere il suo sorriso ad Elena, a malapena la salutò. Passarono una decina di giorni senza che nulla di strano accadesse, ero più che certo che il mio fosse stato un colpo perfetto, senza alcuna ripercussione negativa nei miei confronti, ma avevo cantato vittoria troppo presto.
Il giorno in cui arrivarono le conseguenze delle mie azioni meschine io stavo preparando la valigia. Il giorno successivo sarei partito per la Francia, con i miei compagni di scuola. Quel pomeriggio ricevetti una serie di messaggi carichi di insulti e minacce dal padre di Giovanni che aveva scoperto tutto. Da quello che riuscii a capire da quei messaggi rabbiosi e stracolmi di errori grammaticali quanto di offese, i genitori di Giovanni avevano visto il figlio traumatizzato, e che in quel periodo stava avendo attacchi di panico molto frequentemente. Dopo averlo inquisito a lungo, Giovanni cedette e confessò tutto, fece ascoltare i miei audio ai suoi genitori, che per prima cosa pensarono di venire a casa mia per chiarire la questione, ma a quanto pare Giovanni, essendo ancora profondamente legato a me, gli scongiurò affinché loro non venissero a farmi visita.
A quel punto raccontai tutto al padre, gli dissi del perché avessi fatto ciò che ho fatto a suo figlio e come avessi attuato il tutto. Raccontai di Elena, di Camilla e così via. Mentre scrivevo mi sentivo fiero di aver elaborato e portato a termine un colpo così dannatamente perfetto e che nessuno mi avesse fermato in tempo non accorgendosi di nulla. Il padre, non aveva le capacità di ragionamento necessarie in grado da capire tutte le dinamiche che avevano portato a quella situazione, perciò mi chiese il motivo delle mie azioni, io risposi in modo accurato, ma lui non capì nulla, voleva solo giustizia per il suo figlio povero mentecatto destinato a rimanere solo a vita, la quale non arrivò mai. Dopo qualche altra minaccia buttata là, come ad esempio il fatto che gli audio li avrebbe tenuti per sé, mi intimò di non avvicinarsi più a suo figlio, e mi disse che suo figlio si fidava ciecamente di me, mi considerava una brava persona e io l’ho tradito, l’ho deluso, dopo di che non mi scrisse più nulla.
Partii per Parigi, mi dimenticai totalmente di questa storia, sia perché non ricevetti nessun altro messaggio minatorio, sia perché il senso di colpa non sfiorò nemmeno per un instante il mio animo. Al mio ritorno le cose procedettero come tutti i giorni, come se nulla fosse, a differenza che Giovanni non si è più avvicinato a me e non mi ha più guardato negli occhi. Inutile dire che tutto ciò mi rese molto felice, le cose andarono meglio, non venni più additato come l’infermiere dell’handicappato con la sindrome di Tourette e trascorsi con Elena delle ricreazioni più tranquille. I genitori di Giovanni, ancora oggi, si limitano a guardarmi con disprezzo se mi incrociano per strada. Fino ad oggi non ho subito conseguenze, né me ne sono pentito, anzi, sono addirittura grato verso la mia parte malvagia di aver progettato tutto questo, perché se tutto ciò non fosse mai accaduto io non avrei mai scritto questo racconto. Racconto questa storia ai miei amici, e loro ridono, mi ammirano e sostengono le mie gesta, dicendomi che ho fatto bene. Questo racconto è la prova che Dio, il Karma ed altre scemenze simili sono solo delle trovate originali mirate ad illudere le persone, convincendole che esiste un ordine supremo che premia i meritevoli e fa il contrario verso coloro che vanno contro i canoni morali.
Che ne pensate?
Dom
15
Lug
2018
VOGLIO VEDERVI IN FACCIA
Vorrei potervi vedere tutti in faccia, per pura curiosità.
Sab
14
Lug
2018
GODO DA MORIRE MA SONO TRISTE
Sono nel bungalow di uno stupendo vilaggio vacanze, posso girare mezzo nudo ed esibire il mio fisico scultoreo al mondo mentre mi compiaccio di essermi assicurato ottime premesse per un eventuale futuro nel mondo del lavoro o per la scelta universitaria con il mio voto alla maturità, a differenza del ragazzo della mia cotta e anche della mia cotta stessa, entrambi nullafacenti fattoni passati con meno di 70, eppure perché mi sento così vuoto? Perché non so che fare della mia vita da adesso in poi? La scuola mi dava una direzione precisa, una tabella di marcia che necessitava dell'applicazione di uno sforzo infinitesimale per essere conseguita, e ora la prospettiva di essere un adulto libero e indipendente mi terrorizza? Un abisso di prospettive, indecisioni e voglie da soddisfare, non so da dove iniziare.
Vorrei essere come il ragazzo della mia cotta che è un duro che sa ciò che vuole e lo ottiene senza piagnistei.
Gio
12
Lug
2018
Non riesco a sfogarmi
Non riesco più a sfogarmi normalmente.
Ci sono cose molto dark e orribili di cui vorrei parlare ma temo che alcune persone potrebbero preoccuparsi per la mia salute mentale e starci male, quindi ho paura di scrivere e buttare fuori il veleno che accumulo, anche perché poi divento un disco rotto.
Mar
03
Lug
2018
IL MIO FUTURO
30 anni
scapolo
siti d'incontri
lavoro insoddisfacente
niente uscite il sabato sera non avendo amici
40 anni
figlia adolescente sessualmente attiva, viziata, che non rispetta il suo padre fallito.
Divorziato (per colpa mia non della moglie)
insegnante di scuola superiore
non rispettato dagli studenti
occhiaie
palestra per sfogare le frustrazioni
nottambulo
vizi occasionali (alcol)
rimpianti di non aver scopato abbastanza da giovane
nuovo compagno della moglie più virile e maturo, con il mascellone e il pene più lungo e corposo.
60 anni
vestito elegante
bancone da bar
locale smooth jazz
bicchiere di disaronno
charm da anzianotto depresso
piccola casa in periferia
passeggiate solitarie nella boscagia dopo cena
battute alla commessa giovane nel supermercato
figlia e nipoti passano da me con aria scocciata solo per le festività
la figlia dopo aver accennato degli auguri di convenienza inizia subito a parlare del lavoro, delle tasse ecc...
80 anni
corroso da un tumore
visite occasionali del parentado solo per fare presenza e sentirsi in pace con la coscienza
una giovane tirocinante infermiera mi scorrazza in giro per i corridoi di un'anonima casa di riposo nel tardo pomeriggio.
Essendo poco attraente e di altezza inferiore ai 190, il mio futuro è questo, ho fatto molti calcoli in merito ed è tutto molto accurato, non vedo l'ora di trovare la forza necessaria a farla finita.
Gio
28
Giu
2018
Crampi durante l'orgasmo
Molto spesso, quando raggiungo l'orgasmo tendo i miei arti all'estremo e contraggo i polpacci con più forza che posso.
Le conseguenze di tale contrazione si manifestano con dei crampi tremendamente dolorosi ai polpacci e anche in altre zone del corpo se contraggo più parti e mi divincolo per bene. Il dolore che provo in quei momenti, sconquassa il mio corpo senza alcuna pietà ma il bello è che fintanto che dura l'estasi sessuale, quegli atroci crampi ai polpacci si convertono in puro piacere. Continuo a piegarli, irrigidendoli in modo innaturale, mentre i miei geni grezzi annaffiano lo sventurato tugurio in cui ho deciso di espletare il mio eros.
Più il dolore è potente più il mio piacere aumenta e così anche la durata generale della venuta, oh come godo, vorrei avere una partner che mi prendesse a schiaffoni in quei momenti.
Una volta che finisce il godimento però, il piacere cessa di essere tale e si converte in dolore, puro e straziante. Devo passare i successivi dieci minuti a massagiarmi i muscoli doloranti, talvolta con le lacrime spontanee agli occhi, suppongo sia il prezzo da pagare per incrementare la qualità dell'estasi sessuale, scambio equo di piacere e dolore mmmhhhh <3
Sab
23
Giu
2018
AMORE!?
Ma perchè parlate di amore come se esistesse nella sua purezza imperitura e immarcescibile (cit), come se fosse accessibile a tutti.
Sono stato profondamente innamorato per più di tre anni di una persona che non mi avrebbe mai ricambiato non importa le circostanze, perché ho una personalità orribile.
Per godere di quella cosa chiamata amore reciproco bisogna essere impossibilmente belli ed avere un carisma ineccepibile, è l'unico modo, altrimenti sei destinato a rimanere solo per tutta la vita e questo è il destino ecco.
Non c'è niente di magico, è una malattia che può trasformarti la vita in un inferno perché a meno che tu non sia ultrafigo, non sarà mai ricambiato e lo so per esperienza, e le persone che dicono che c'è qualcuno per tutti mi stanno sul cazzo perché mentono spudoratamente!
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