Multiverso

Dom

21

Feb

2016

Perplessità sulla comprensione del testo.

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Mi interrogo su come sia possibile fraintendere - ed anche, plausibilmente, influenzare altri utenti - uno sfogo (neanche troppo velatamente provocatorio) sulla perpetua presenza di alcuni commentatori in ogni singolo post, con uno sfogo verso il contenuto dei loro commenti ai miei sfoghi.

 

 

Sab

20

Feb

2016

Un vero sfogo di cuore.

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In soli quattro giorni credo che il quadro sia già piuttosto chiaro.

Vado e mi spiego meglio: data la costante ed insistente presenza dei soliti 5/6 opinionisti nei commenti di ogni singolo sfogo, anche del più idiota -vedi il mio sull'arrivo della famiglia - mi domando se questo non sia piuttosto un centro assistenza coglioni (come me) gestito da altri 5/6 coglioni che in qualche modo hanno stretto amicizia tra un giudizio e l'altro, una battuta cinica e l'altra, una critica aperta ed una frecciatina mal celata. Ma voi, le dita, non le fate riposare mai?

Un vero sfogo di cuore. 

Gio

18

Feb

2016

La mia famiglia a casa

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La mia famiglia a casa per il weekend...minchia che ansia!!!!!!!!!!!!!

Gio

18

Feb

2016

Senza Titolo

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Eh si, ammetto subito la colpa: dopo cena mi sono sdraiata sul lettone ed ho deciso di farmi qualche boccata d'erba. 

Ergo: il mal di testa da cazzotti é passato ed io sono decisamente rilassata e potrei sproloquiare, ma non è questo il senso dello "sfogo"?

Questa notte, dopo aver buttato fuori (finalmente) quei ricordi riapparsi disgraziatamente all'improvviso, ho trascorso una vera nottata di Merda. Non proprio letterale, ma poco ci mancava. Incubi a tutto spiano: mia madre incaponita su una poltrona ed io ad urlarle dietro di smetterla, un gruppo di persone rincorrermi, il destinatario del mio sfogo notturno totalmente e volontariamente ignorato da me, una casa che continuava a cambiare stanze, io che vengo presa da una sorta di crisi ed inizio a lamentarmi. A leggerlo non fa accapponare la pelle, ma credetemi: al risveglo in piena notte ero talmente turbata da essermi riaddormentata praticamente seduta.

Umore strano, quello di queste sere: è un po' come se il mio umore notturno avesse proseguito il suo cammino fin oltre l'alba.

Sere di riflessioni, di piccoli aghi di dispiacere pensando - o, per meglio dire, lasciandomi mentalmente andare - alla mia, non più così recente, perdita di amici (le dita di mezza mano, per l'esattezza). E poi, in un lampo, mi rendo conto che è una sensazione stupida, perché immotivata: quello che potrei scrivere in un qualunque foglio bianco non lo avrei mai condiviso con loro. E quindi il dispiacere è realmente per l'interruzione di questi legami, o più semplicemente nasce dalla presa di coscienza che io, a dirla tutta, amici non ne voglio?

 E la chiudo qui, ché potrei non finirla più.

Mar

16

Feb

2016

Il ricordo che ho di te è più simile al pulviscolo.

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Il ricordo che ho di te è più simile al pulviscolo. Minuscole immagini fuori fuoco, imprevedibilmente allo sbaraglio.

Ne trattengo alcune, ma sento che hanno perso qualunque consistenza.

Ne ricavo una sensazione piatta, di lieve smarrimento, di tristezza come se avessi perso qualcosa a cui ho dedicato molto tempo.

Se avessi l'occasione, una volta in questa vita, di poterti mostrare, solo mostrare questo sfarfallio interiore, questo sarebbe il ricordo che ho di te.

La notte blu-nera, l'aria estiva anche in inverno, il caffé scadente del rientro a casa.

Nietsche, la tua mano ruvida, quell'odore che non sono riuscita a conservare.

La convivenza naturale tra il tuo amore ed il mio odio verso quelle strade e quella gente.

Quattro occhi verdi imbarazzati, involontari spettatori del flusso senza nome che ci univa.

Ricordo quando i suoni provenivano dall'autoradio più chiari delle nostre parole interrotte o mai pronunciate.

Il tessuto leggero e la pelle nuda dei passanti, ma nessuna distrazione. 

Il tavolo di legno grezzo, ognuno con la propria birra tra le dita.

Le tue dita che accarezzano una ciocca della frangia, questo non lo dimentico.

E non dimentico la smorfia di quel sorriso triste, senza ostentazione.

Ci sono anche le lacrime, ma le conservo per me. 

Gli anni trascorsi a pormi domande.

Le cose che non potrò più dirti.

Sulla stessa Terra come morti viventi l'uno per l'altra. 

Ed il presente, ora che sei appena più di un ricordo vago,

a chiedermi ancora, come allora: ha mai importato?

 

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