Sab
27
Apr
2019
L'arte di sopravvivere
Sono passati già 64 giorni. Due mesi e 4 giorni (suona meglio). La corona di alloro si è rinsecchita, l’euforia ha lasciato spazio ad una miriade di emozioni contrastanti che si susseguono, a volte troppo in fretta, e le giornate iniziano ad assomigliarsi un pò tutte.
Niente sveglia la mattina, ma non vorrai mica dormire fino a mezzogiorno! Il tempo libero comincia ad essere un problema, tipo come quando avevi quattro esami nella stessa sessione e iniziavi a studiare una settimana prima. Solo che la sessione adesso non c’è e sei solo un nullafacente che ciondola per tutta casa, con il piagiama e il massimo dello sforzo che riesci a fare è tenere aperto il frigorifero senza neache sapere cosa stai cercando. Poi ti rimbocchi le maniche, perchè tu proprio non ci stai a farti chiamare mammone, scansafatiche, pigrone o peggio ancora disoccupato. Si, perchè anche se sulla carta di identità c’è scritto ancora “studente”, in realtà non ci crede più nessuno, neanche il signore simpatico che sta in biglietteria e non ti da il biglietto ridotto per il museo perchè vuole vedere il tesserino da studente.
E quindi bisogna mettersi sotto e cominciare a lavorare o meglio cominciare a cercarsi un lavoro! Se poi capita, che come me anche tu hai una laurea in studi umanistici, allora la faccenda si complica di brutto. La mia è una laurea magistrale in Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo, ho esperienza come assistente ufficio stampa, come assistente registrar, guida turistica e custode museale. La metà di queste epserienze sono state fatte aggratis: tirocini, servizio civile e compagnia bella. Ma le ho fatte, ho imparato cose e quelle cose le so fare, anche piuttosto benino.
Quindi che fare? Inizio a cercare lavoro nell’ambito che mi piace, per cui mi sono laureata e nel quale ho esperienza. Beh, da dove comincio? Apro i siti ufficiali di tutti i musei italiani che mi vengono in mente, inizio da quelli di arte contemporanea, perchè sono quelli che mi piacciono di più in assoluto. La metà di questi siti non ha neanche una sezione “lavora con noi”, alcuni si, ma se ci clicchi sopra trovi solo tirocini o stage non retribuiti. I musei statali o comunali assumono tramite concorso…e di concorsi non ce ne è nemmeno l’ombra! Per fare il collaboratore esterno devi essere assunto direttamente dal direttore e se avessi certe conoscenze è ovvio che non sarei qui adesso.
Quindi allargo la ricerca, non solo a tutto il territorio italiano, ma anche a tutti i musei, che siano di arte moderna, di archeologia o musei della tortura (si, esistono). Quei pochi che pubblicano bandi di ricerca del personale, hanno requisiti assurdi, come aver maturato 5 anni consecutivi di esperienza lavorativa in mansioni similari, escludendo le attività di tirocinio, ovviamente, mica è lavoro quello e poi mica ti tengono 5 anni!
64 giorni e tanti buchi nell’acqua. Non che mi aspettassi di trovare un lavoro fighissimo il giorno dopo la laurea, ma neanche tutta questa chiusura da parte delle istituzioni museali verso i giovani laureati. Eppure così è. Almeno per ora, almeno per me.
Ma ho fatto anche altro in questi giorni, ho partecipato a bandi per la selezione di docenti, di cui ancora si devono conoscere gli esiti. Sono andata a Firenze per un concorso per un posto di lavoro amministrativo per il complesso museale dell’Università di Firenze (altro tentativo a vuoto, è uscita una classifica con i nomi dei soli vincitori della preselezione senza neanche le votazioni). Mi sono iscritta ad un sito per ripetizioni private. Mi sono iscritta a Garanzia Giovani. Ho inviato CV a tutti i musei che sono riuscita a trovare, comprese le candidature spontanee negli appositi form.
E di concreto? Niente. O meglio, avevo vinto un concorso indetto da ALES, la società in house del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ma ancora non mi hanno chiamata. Avevo parlato con la direttrice di un museo, o meglio del museo sul quale avevo incentrato il lavoro per la mia tesi di specializzazione, e mi ha detto che avrebbe potuto propormi una collaborazione per il periodo estivo e forse sarebbe saltato fuori persino un piccolo compenso (wow, davvero?)! Ma devo ancora inviarle una mail per parlarne come si deve, insomma, lavorare gratis, ancora??
Quindi che ho fatto? Ho iniziato a vedere annunci per lavori NORMALI. Lavori per i quali non serve un titolo di studio preciso, lavori veri, dove ti pagano, hai dei turni e punto. Ma ogni volta che richiamano per fissare dei colloqui mi sento sporca dentro. Non per il lavoro, non c’è mai niente di male nel lavorare, ma per l’idea, per il senso di vuoto e frustrazione che mi da il pensiero di dover andare in un’agenzia immobiliare o in un negozio di abbigliamento dove di arte sentirò parlare soltanto nella mia testa…
Essere dei neolaureati è un pò come attraversare le 7 fasi dell’elaborazione del lutto: prima c’è lo shock, poi la negazione (“era meglio scegliere medicina”, “che ci faccio co sta laurea mo?”), poi la rabbia (“non si trova un lavoro neanche a pagarlo!” e questo è letteralmente vero, tra un pò ve lo spiego), poi contrattazione (“dovevo andare a lavorare”) poi c’è lei, la regina indiscussa, la depressione (“non troverò mai un lavoro vero”) e poi alla fine accettazione e speranza, la meta da raggiungere, l’agognata serenità.
7 commenti
mah, comunque tra l'avere una laurea ed essere capaci a svolgere un lavoro c'è una non trascurabile differenza
ciao
mi sembra che al mondo d'oggi aspettare 64 giorni senza avere neanche risposta sia una cosa più che normale, laurea o meno che sia.
Capisco la tua situazione ma forse dovresti iniziare ad guardare il mondo con un filino più di umiltà. L'umiltà è una virtù impareggiabile. Ogni cosa che ti capiterà nel tuo prossimo futuro ti insegnerò comunque qualcosa, che sia di arte o di vità o di qualsiasi altra cosa, non pensi che sia cosi? questa è umiltà, capire che ogni cosa che accadrà sarà per qualche verso stupenda e avrà molto da insegnarci. Senza giudizio alcuno tutto è veramente stupendo. Questa è umiltà.
Megaquotone per otello!!!
L'umiltà è una delle fondamentali qualità che valorizza l'essere umano. Chi ne è carente poco o nulla ne vada a fare scorta che ne ha di bisogno,e per concludere: lavorare come agente immobiliare richiede altro studio per ottenere il patentino d'abilitazione ed una buona tattica di vendita.Per quanto riguarda altri lavori che siano il commesso,il cameriere,oppure altre mansioni "umili" dico solo che ci sono persone anche meno giovani che grazie a queste mandano avanti la famiglia!
Per il resto: Auguri autrice :)
come brava la figlia me...
l'italia e solo in italia si considera il titolo.... anche se uno e deficiente ed ha raggiunto la laurea perche non c'è più lavoro e l'unica scelta e studiare. Tutto il rispetto ma se una donna fa la spazzina cosa è? una in gamba o una morta di sonno? se uno fa il muratore cosa è? se uno fa il calzolaio cosa è? se uno fa l'artigiano cosa è... per me sono splendide persone che valgono molto di piu di laureati pronti a speculare su qlc per il loro pseudo titolo.
benvenuta nell'inferno della disoccupazione. siamo milioni, siamo simpatici e alcuni anche molto belli.
Valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo mi sembra proprio da sfruttare nel settore immobiliare, mica si vendono solo villette a schiera.
È vero,l'Italia vive questa profonda contraddizione: un patrimonio artistico inestimabile e, almeno oggi, accessibilità nulla agli enti di competenza. I musei stessi, lo saprai meglio di me, ormai vivono del supporto dei privati e delle aziende.
Detto questo, mi sorge spontanea una domanda: davvero non ti aspettavi questa situazione? Hai anche effettuato diversi tirocini e hai quindi tastato con mano la crudezza della situazione. Io credo che tu abbia fatto bene a scegliere questo corso di laurea se è quello che ti ha dato soddisfazione, però mi auguro anche sia stata una scelta ponderata in vista di quello che offre realisticamente il nostro Paese. Poi possiamo stare ore a discutere su quanto il sistema sia ingiusto e iniquo, tuttavia arriva sempre un momento in cui la situazione va costruita.
Il mio consiglio: prova ad essere quanto più realista possibile sulle tue attitudini e sul tipo di lavoro che potrebbe essere adatto per te, magari non solo nel campo dei beni culturali, magari anche all'estero.
Rifuggi quanto più possibile l'autocompatimento: da come scrivi sembri una ragazza in gamba, e questo è lo step che di solito va a braccetto con la depressione a cui hai accennato sopra.
Ti auguro il meglio.