Ven
04
Ott
2019
Ma quando è stata l'ultima volta?
Quando sono stata l'ultima volta contenta di andare a lavorare?
No non ho un lavoraccio.
Bella ditta, gente carina, stipendio diciamo accettabile.
Però boh non mi va. Ho avuto 1 giorno libero ieri e nonostante l'impegno non sono riuscita a far tutto quello che dovevo e volevo.
Si ho fatto 2 lavatrici, la torta, ho cucinato. Ma non sono riuscita a stirare o a fare i pavimenti. Perché? Perché sono stanca e ho avuto bisogno di dormire un pochino e leggere per un'oretta. Mica un crimine eh. Eppure.
Ho voglia di essere casalinga. Tanto mio marito le faccende le odia e le fa male e poco. Sarebbe felice di tornare tutti i giorni a casa in una casa pulitissima con la cena sul fuoco quasi pronta.
Si parla di emancipazione, di indipendenza, di parità. Ma sono concetti che poi in realtà...mah. secondo me è una fregatura.
45 commenti
Eccola 'naltra che vuole fare la mantenuta (=casalinga). Eh no' cyccina il carretto lo tirare anche voi, comoda la vita eh stare a casatta con le babucce rosa a cucinare torte di mele e spettacolare con le comari, mentre l'uomo fa da asino da soma sobbarcandosi tutta la fatica e lo stress di portare a casa la pagnotta! E sovraconto se la pagnotta non è gonfia di companatico rompete pure il cazzo perché si sa non si vive di solo pane!! Avete voluto la parità!? Eccovela servita!!! Ma non solo quando fa comodo, furbyne!! E ora fila a lavorare e dalla via vaccy in byci e P E D A L A R E!! E care donzelle del forum non me la menate che sono maschilista misogino blablabla e altre cazzate del genere, il sottoscritto è per la parità dei sessi VERA, non quella da paraculisme che selezionano la cioccolata lasciando la merda al maschio!
Hyper ®
Spettacolare= spettegolare, sai com'è è il vostro sport preferito 😌
Si ho fatto 2 lavatrici, la torta, ho cucinato. Ma non sono riuscita a stirare o a fare i pavimenti. Perché? Perché sono stanca e ho avuto bisogno di dormire un pochino e leggere per un'oretta.
Proponiglielo, chi te lo impedisce. Certo a occhio e croce non sembri tanto tagliata. Con i figli e il lavoro queste operazioni si fanno in non più di un'ora. Come casalinga perfetta dovresti anche truccarti e metterti in tiro per accogliere il tuo uomo come si deve. Non so forse fanno dei corsi, ma qualche pubblicazione degli anni Cinquanta dovresti ancora trovata in giro.
Coleridge sai leggere oltre che fare il gallo? La Sfogayola ha detto che ha della stanchezza cronica alle spalle, per questo non ha oltremodo performato. Secondo me dovrebbe far muovere il culetto e le manyne al maritino, egrazzie che odia la faccende, a chi piace? Eccetto eccezioni tipo me stesso, me diverte pulire casa, metto su la musica abbomba e ci ballo in mezzo!😁😁 E se le fa male impara a farle decentemente, occhio donne che questa è una tecnica che usano i maritini paraculi ovvero le faccio male così poi ci molla e le fa lei, e anche in questo caso munitevi di mattarello e corretegli dietro attorno al tavolo e scommettete che poi le farà a modo!?😊😜
Ma l'hyper delle 8,02 è lo stesso hyper delle 8,28?
Boh, a me sembrano due individui opposti 🤔 .
Ah già, è bipolare... come il multiplo Miggs
Autrice per me se stai a casa a fare la casalinga, passati giusto 2 mesi o anche meno troveresti insopportabile il maritino che torna a casa, mangia il preparato senza nemmeno farti i complimenti(o addirittura critica) dopo che hai impiegato 3 ore in cucina, guarda la TV in canotta mentre tu fai i piatti, ti chiamaaaaa per il caffeeeeee e quando stanca ti metti al suo fianco ti dice:" sta su de doss (non starmi attaccata) che fa caldo e ho lavorato tutto il giorno"!
Cosa succederebbe se domani, improvvisamente e a tutti i lavoratori (dall'apprendista part-time al manager) venissero raddoppiati gli stipendi?
NIENTE, non succederebbe esattamente niente! perché il potere di acquisto si basa sui dislivelli, non sulla scala decimale sulla quale tarare i costi di beni e servizi, che istantaneamente raddoppierebbero insieme alle maggiori entrate.
Questo in sostanza è ciò che è successo dagli anni 70 ad oggi. Una volta il modello famigliare più ricorrente era quello con l'uomo a lavoro e la donna a casa (uno stipendio per famiglia). A seguito dell'emancipazione nella maggior parte dei casi lavorano entrambi, pertanto le entrate complessive sono raddoppiate dimezzando il potere.
Questo sacrificio tuttavia è stato necessario per assicurare le pari opportunità, anche se ha comportato un costo salatissimo rappresentando di fatto una stangata senza precedenti per le famiglie.
Probabilmente dal punto di vista teorico (ma è quanto di più lontano dalla realtà ed è impensabile con l'attuale modello economico basato sul consumismo e la produttività ad ogni costo) l'ideale sarebbe un sistema dove ogni coniuge lavorasse part-time (un coniuge il mattino, l'altro il pomeriggio ad esempio).
In questo modo ci sarebbe sempre qualcuno per stare con i figli piccoli, i lavori di casa si potrebbero dividere agevolmente a metà e rimarrebbe ad ognuno tempo per rilassarsi.
Se gradualmente lo facessimo tutti, dimezzando le proprie entrate, nell'arco del tempo con due stipendi part-time si accederebbe agli stessi beni/servizi per i quali oggi servono due stipendi pieni, perché il calo della produttività innescherebbe un processo deflattivo.
Stessi miei pensieri.
Il mio sogno è essere la puttana qualcuno che mi mantiene. Lavo in terra, cucino, faccio il bucato e do pure il culo su richiesta.
Un sogno.
Sono d'accordo Ozy. Infatti al sud dove c'è meno offerta di lavoro sono tendenzialmente più portati a considerare il vecchio paradigma, e ciò li fa apparire sensibilemente più arretrati. Intanto l'innovazione tecnica e la globalizzazione tagliano progressivamente posti di lavoro e occorerebbe riconsiderare tutto.
Ps: Autrice ci vuole il Magnesio :).
Lotta e se devi pure ciucciarlo?
si è persa una erre.
Mi metto il dentaldam.
La verità è che non solo le donne ma anche alcuni uomini sognano di vivere seguendo il proprio ritmo, magari dedicandosi a lavori poco remunerativi come la campagna. Questo perché ormai siamo stanchi dei vecchi schemi del consumismo, del lavoro che assorbe tutta la nostra giornata ed è un lavoro imposto. Sia a fare la casalinga, la mamma, l'agricoltore ecc non è che si lavora meno, solo è dettato dal proprio centro anche se non è parimenti remunerato. Il tempo è la moneta più importante. L' unica moneta che non torna al prossimo mese: quando è stato speso è finito e se non è stato speso bene...
La verità è che non solo le donne ma anche alcuni uomini sognano di vivere seguendo il proprio ritmo, magari dedicandosi a lavori poco remunerativi come la campagna.
Sì ma in campagna, se devi lavorare e non passarci il weekend, ti fai un culo così. Limitiamo il numero di minchiate per favore. La qualità della vita odierna ha raggiunto livelli inimmaginabili ancora negli anni Cinquanta. Poi, per carità, le controindicazioni ci sono e vanno corrette, ma senza perdere di vista la realtà suvvia.
Dove sarebbe la minchiata scusa? Sfido qualunque mamma, artigiano artista mettendo nello stesso sacco tutti quelli che hanno scelto di fare quello che volevano anche se poco remunerato a dire che non si fanno il culo dalla mattina alla sera 7 giorni su 7. Ma fare quello che si vuole non ha prezzo! I benefici superano di gran lunga il profitto mancato.
E cambia nick che non ne sei degno se non sai comprendere 2 righe va!
Insopportabile come gli utenti più gretti si scelgono i nick più altisonanti ma che non hanno nulla a che fare col contenuto dei loro discorsi.
Almeno io sono anonimo e non prometto nulla di grandioso
Intanto l'innovazione tecnica e la globalizzazione tagliano progressivamente posti di lavoro e occorerebbe riconsiderare tutto.
Presto o tardi l'innovazione tecnologica estinguerà i lavori, lasciando solo i mestieri (e neanche tutti). Per una azienda rimpiazzare un dipendente umano con una macchina significa rimuovere una valanga di rischi e costi oltre ad aumentare sensibilmente la produttività.
Tutto sommato credo comunque che l'offerta di lavoro non subirà una contrazione, piuttosto una mutazione verso impieghi meno rischiosi (progettazione e manutenzione delle macchine) ma riservati a figure professionali adeguatamente formate.
@Anonimo 11.28
Il famoso assunto motivazionale del fare ciò che ti piace per stare bene è un'altra favoletta.
Il mondo del lavoro, per chi è costretto ad avere un impiego per vivere, è costituito da obbligazioni di tempo, modalità e risultato.
Non fai mai le cose come vuoi tu e nel tempo che vuoi tu, ma sei sempre assoggettato all'esigenza di un capo o dei clienti. Questo stress alla lunga ti fa rendere odioso anche un lavoro che adori.
Scegliere in base alle proprie passioni e propensioni sicuramente aiuta, ad esempio il mio lavoro (quantomeno la parte creativa e operativa) mi piaceva e mi piace tantissimo tutt'ora, ma è il pesante contorno di scadenze, obblighi, paletti, tensioni diplomatico/politiche che logora.
PS: poi se parliamo di chi lavora per hobby o per avere entrate extra (pur potendosi sostentare solo dal proprio patrimonio e/o dalle proprie rendite) allora è tutta un'altra storia! Perchè in questo caso, e solo in questo, ci si può permettere di dire "io lavoro così e in queste tempistiche, se non ti sta bene vai pure da un altro"
Ozy, non credo che di possa paragonare il tuo lavoro, teso a fare il più alto profitto, con le categorie di cui parlavo io. Tutto può logorare certo. Ma io parlavo di persone che lavorano in base ai propri dettami ed esigenze. Anche chi sceglie di fare la casalinga può sentire prima o poi la frustrazione del l'inattività. Abbiamo bisogno di adrenalina per essere appagati, ossia di una passione che un po' ci consuma e un po' ci fa davvero felici. Se decidi di fare una vita da bue e la chiami felicità semplicemente non sai cercarla per quello che è. Forse sei un bue che vuole i soldi e basta.
Quando ho letto "lavorare in campagna" non ho pensato al lavoro di 8 ore/dì ma all'avere un piccolo terreno da adibire a uso orto. Un orto avviato per la stagione non richiede più di due ore al giorno di cura. A essere larghi. Un bell'orto di 6 colle per 4 mt l'una.
Nelle due ore/dì in cui stai dietro all'orto riesci pure a curare un pollaio di 2x2,5 mt con 5 polli.
Fai fare le pulizie anche a tuo marito
Se le fa male è perché non è abituato a farle.Questa è la parità caro Hiper di sto' cavolo !
Forse sei un bue che vuole i soldi e basta.
Il fatto che voglia i soldi è sicuro, non farei niente di quello che faccio se non fosse per la retribuzione.
Diciamo però che se avessi capitali e rendite per vivere senza lavorare (e non li ho) mi dedicherei ad una serie di attività (magari anche produttive per carità) che però non chiamerei LAVORO.
La parola lavoro secondo me ha un'accezione chiara e consiste sempre (che lo si faccia autonomamente o da dipendente) nel seguire le esigenze del mercato obbedendo ad esse.
Nelle due ore/dì in cui stai dietro all'orto riesci pure a curare un pollaio di 2x2,5 mt con 5 polli.
Ottimo passatempo, Lotta. Ottimo passatempo
Ozy, quando scriverai tu la definizione di lavoro nella Treccani la prenderò in considetazione. Per ora accontentati del fatto che lavoro significa molte cose, tra cui produrre calore😁
Con i passatempi la gente scampa. E pure bene.
Per intenderci anonimo (e con questo chiudo perché sto già monopolizzando troppo) la chiave è la dannata obbedienza, la mancanza di vera libertà! è questo quello che pesa.
E' il fatto che magari ti ritagli un giorno per il compleanno di tuo figlio, oppure concateni due giornate per un ponte, e non riesci mai a godertele appieno perchè arriva il cliente merdoso di turno che solleva proprio in quel momento la merdosa criticità del cazzo e deve sentirti a tutti i costi perché se aspetta il giorno dopo nella sua distorta percezione crolla il mondo e lui muore.
E non puoi delegare a nessun dipendente perché quando si tratta di prendere una decisione, fosse anche la più piccola stronzata, si fermano e attendono indicazioni in preda al panico.
Se avessi il capitale per creare una rendita equivalente alla META' del mio stipendio (ma anche meno) manderei tutti bellamente a fare in culo e mi dedicherei ad una piacevolissimo e rilassantissimo downgrade.
Povero ozy. Cosa ti aspettavo da un lavoro fatto solo per i soldi? Se è quello ciò che vuoi è chiaro che te li devi sudare... In fondo il compleanno capita ogni anno, il tuo cliente danaroso può non capitato più...
(Spero che si capisca il sarcasmo)
La definizione di lavoro nella Treccani non l'ho scritta io ma esprime lo stesso concetto
l’applicazione delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo rivolta direttamente e coscientemente alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un prodotto di utilità individuale o generale
IL bene/servizio prodotto deve essere di utilità individuale o generale del cliente fruitore, quindi l'obbligazione di cui parlavo è insita.
A meno che tu non intenda lavorare solo per produrre beni propri, ma in quel caso o fai l'autarchico agricoltore (senza usufruire di strade, ospedali, scuole ecc...) o campi di operazioni sui mercati finanziari.
Altre vie non ne vedo
Povero ozy. Cosa ti aspettavo da un lavoro fatto solo per i soldi?
Stai sereno che magari non ci riesco, ma se ha da arriare il cigno nero e riesco a cavalcare il trend giusto ne riparliamo :-) ride bene chi ride ultimo.
lavóro s. m. [der. di lavorare]. – 1. a. In senso lato, qualsiasi esplicazione di energia (umana, animale, meccanica) volta a un fine determinato: il l. dell’uomo, dei buoi, di un cavallo, di una macchina, del computer; l. muscolare, quello compiuto dai muscoli dell’organismo umano e animale nell’esplicazione delle funzioni loro proprie. b. Più comunem., l’applicazione delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo rivolta direttamente e coscientemente alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un prodotto di utilità individuale o generale: il l. manuale, il l. intellettuale; i frutti del l.; la gioia, la soddisfazione del l.; essere abile, inabile al l.; amare il l. per sé stesso; l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul l. (art. I della Costituzione). c.In senso più concr., l’attività stessa applicata praticamente a un oggetto determinato: incominciare, intraprendere, abbandonare, smettere, riprendere, terminare un l.; assumersi un l., dei l.; mettersi, essere al l. (mi alzo ogni mattina alle 6, e alle 7 sono già al l.); dedicarsi, consacrarsi al l., a un l.; essere attaccato al proprio l.; essere avanti, indietro, a buon punto col l., rispetto alle previsioni, al programma, o all’impegno assunto; avere un monte (o un mare) di l. arretrato; opera, ricostruzione che richiede molti anni di l.; è un’invenzione che è costata lunghissimi anni di l.; essere pieno, carico, sovraccarico di l.; avere poco, molto l., essere poco o molto impegnato (ma, riferito a imprese industriali, commerciali, artigiane, a esercizî pubblici, a studî professionistici, ecc., essere poco o molto attivi, in relazione alle vendite, alle richieste, alla clientela e sim.). Con riguardo alla qualità, alla difficoltà, al genere: un l. piacevole, ingrato, facile, difficile, faticoso, pesante; l. continuo (v. continuo1); un l. di pazienza, di precisione, di responsabilità; l. di mano, di braccia, di forza, e l. di mente, d’intelligenza, di concetto; l. meccanico, che impiega solo in piccola parte la mente, o monotono; l. umile, servile; l. di scalpello, di muratura; il l. dei campi, la coltivazione della terra; il l. delle fabbriche, delle officine, delle ditte, delle aziende; l. femminili (in cui si comprendono tradizionalmente i l. d’ago, di cucito, di ricamo, a maglia, e i l. domestici, cioè in genere le faccende di casa); e con riguardo al modo di lavorare o all’organizzazione dell’attività lavorativa: l. individuale, collettivo; l. di squadra e più com. d’équipe(in partic., lavoro a squadre o di gruppo, metodo didattico che si propone di sviluppare il senso di solidarietà sociale e di responsabilità individuale, attraverso la libera formazione di gruppi di alunni che scelgono insieme una parte del programma scolastico, e si distribuiscono il lavoro secondo le attitudini di ciascuno); con riguardo al rendimento, ai risultati ottenuti o da ottenere: l. utile, inutile; e con sign. più specifico, in economia, l. produttivo, improduttivo, secondo che si traduca o no in accrescimento di ricchezza. Al plur., complesso di opere tecniche: l. idraulici, di arginatura, di bonifica, di difesa; i l. del porto; l. pubblici, destinati alla creazione, sistemazione e manutenzione delle opere pubbliche; l. di mina, per la demolizione di strutture edilizie; l. in terra, per la realizzazione di opere provvisorie di fortificazione nei campi di battaglia; dare inizio ai l. per l’apertura di una galleria; strada chiusa al traffico per lavori in corso; genericam., sospendere, abbandonare i lavori. Anche (al sing.) il tempo in cui si è occupati in un’attività: durante il l. non voglio essere disturbato; e per metonimia, il luogo dove si lavora, soprattutto quando si tratti di lavoro subordinato e da compiersi in sede diversa dalla propria abitazione: andare al l., essere al l., uscire dal l., tornare, venire via dal l., abbandonare il l., essere assente dal lavoro. Con accezione specifica, ipotesi di lavoro, espressione (che traduce l’ingl. working hypothesis, o anche working idea, propr. «ipotesi, idea operante, che serve quale strumento di lavoro») con cui si designano le idee e le ipotesi che, anche se non rispecchiano la realtà delle cose, sono utili per operare su di questa, o per proseguire nell’indagine di essa. d.Occupazione retribuita e considerata come mezzo di sostentamento, e quindi esercizio di un mestiere, di un’arte, di una professione (sempre e soltanto al sing.): vivere del, o con il, proprio l.; non ha altra fonte di reddito che il proprio l.; chiedere, cercare, trovare l.; avere, non avere lavoro, o un l.; incidente, infortunio sul l.; essere, restare senza l.; perdere il l.; procurare, promettere, offrire un l.; dare l. a qualcuno; domanda di l., quella che fa un datore di l. quando cerca lavoratori; offerta di l., quella fatta dal prestatore di l. (il significato delle due espressioni viene talvolta erroneamente invertito, intendendo per domanda di l. quella del lavoratore disoccupato, e per offerta quella fatta da un datore); mercato del l., l’insieme della domanda e dell’offerta, specificando il genere, i modi del lavoro, cioè della prestazione: l. autonomo, in contrapp. a l. subordinato o dipendente; l. parasubordinato, quello regolato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa; l. a giornata, a cottimo, a ore; l. a tempo pieno, a tempo parziale (o a mezzo-tempo), o anche l. full time, part time; l. fisso o continuativo, in contrapp. a l. temporaneo,occasionale, a termine, saltuario, precario; l. atipico, a progetto, socialmente utile o di pubblica utilità (v. lavoratore, n. 1 b); l. a distanza, quello che viene svolto, mediante Internet e le moderne tecnologie informatiche, lontano da un posto di lavoro fisso; l. interinale, o in affitto, quello svolto da dipendenti di agenzie specializzate per conto di enti o imprese che ne abbiano fatto esplicita richiesta per fronteggiare determinate situazioni; l. a chiamata (o intermittente), quello, regolato da un’apposita incentivazione contrattuale, che prevede l’utilizzazione di un lavoratore, e l’immediata disponibilità di quest’ultimo a recarsi al lavoro, qualora un’impresa abbia particolari necessità o urgenze; l. a domicilio, che il lavoratore svolge nella propria abitazione; l. notturno, che si effettua nelle ore della notte; l. straordinario(anche sostantivato, lo straordinario), quello che si fa in più, oltre le ore normali; secondo l., quello (di natura e con rapporto diversi) svolto a integrazione di un altro, considerato principale; avere un doppio l.; l. minorile, quello svolto da fanciulli e ragazzi (v. minorile); l. nero (espressione ricalcata sul fr. travail noir e sul ted. Schwarzarbeit), o anche, sempre con connotazione negativa, l. sommerso, nel linguaggio sindacale e giornalistico, quello che viene mascherato sotto altre forme (a domicilio, mediante interposta persona, con apprendistato ripetuto o prolungato oltre i limiti stabiliti dalla legge, ecc.) che, mentre sfuggono alle garanzie sindacali e legislative per il lavoratore, consentono al datore di lavoro di evitare gli oneri relativi; l. alienato, espressione usata da K. Marx per indicare il processo per cui nella società capitalistica l’operaio non si riconosce nei prodotti della sua attività, che gli diventano estranei e opprimono la sua umanità. Considerato come attività sociale, e quindi sotto l’aspetto economico-giuridico: l’organizzazione del l.; divisione del l. (v. divisione); il fattore l., in quanto il lavoro viene considerato uno dei fattori che, insieme con il capitale, la terra e la capacità organizzativa, concorre alla produzione e viene remunerato col salario (l. salariato); il costo del l., nel processo produttivo; contratto di l., quello che regola il rapporto di l. tra datore e prestatore di lavoro (per il contratto collettivo di l., v. contratto2, n. 2); mobilità del l. (v. mobilità); controversie (individuali e collettive) del l.; diritto del l., la parte dell’ordinamento giuridico che disciplina la prestazione d’opera, comprendente il complesso delle norme attinenti al rapporto di lavoro subordinato, i diritti e doveri tra lavoratori e datori di lavoro, gli istituti previdenziali e assicurativi a favore dei lavoratori, l’organizzazione e l’attività sindacale; legislazione, codice, magistratura del l.; giudice del l., il giudice competente nelle controversie individuali e in materia di previdenza e assistenza obbligatoria; Camera del l. (v. camera, n. 6 c); medicina del l., ramo della medicina che ha per oggetto lo studio dei problemi di ordine fisiologico, psicologico e patologico relativi al lavoro umano, agli effetti nocivi che un determinato genere di lavoro, o il ritmo, l’ambiente di lavoro possono avere sull’organismo, e quindi la prevenzione e la cura delle malattie professionali. Cavaliere del l., chi è stato insignito dell’ordine cavalleresco al merito del lavoro, onorificenza concessa ai cittadini italiani che si siano resi benemeriti segnalandosi nell’agricoltura, nell’industria, nel commercio, nell’artigianato, nell’attività creditizia e assicurativa. Carta del l., sorta di contratto collettivo nazionale, elaborato e adottato dal regime fascista nel 1927, consistente all’inizio nella formulazione di norme nazionali unitarie valevoli per ogni caso e tipo di rapporto di lavoro, e divenuto poi un vero e proprio statuto politico e giuridico comprendente ogni attività produttiva nel quadro del già delineato ordinamento corporativo. e. Per metonimia, e con valore collettivo, la classe dei lavoratori, considerati nei loro rapporti con i datori di lavoro: la lotta tra capitale e lavoro; festa del l., celebrata il 1° di maggio. Per il concetto di forza-lavoro nella teoria economica marxiana, v. forza (n. 1 c). f. Attività in genere, rivolta a un determinato fine; per lo più al plur., e con riferimento a un organo collegiale: prendere parte ai l. della giuria; l’inizio dei l. della Commissione; la Camera ha ripreso i suoi l. (e analogam., la ripresa dei l. parlamentari); i l. preparatorî nell’elaborazione di una legge. In aeronautica, l. aereo, ogni attività di volo a fine industriale diverso dal trasporto di passeggeri, posta e merci. g. L. forzati: pena esistente presso i popoli antichi e conservata in alcune legislazioni moderne, in cui il lavoro (pesante) è imposto come una forma di restrizione della libertà del condannato. Per le case di l., v. casa (n. 2); per i campi di l., v. campo (n. 3 c). h. Locuzioni (con lavoro al sing.): giorno di l., giorno feriale; stanza, tavolo e tavolino da l., dove si lavora; posto o luogo di l., dove si svolge la propria attività lavorativa; legname da l., che si presta alla fabbricazione di mobili (contrapp. al legname da costruzione e al legname da ardere); ferri da l., quelli occorrenti ai varî mestieri; bestie da l., che sono d’aiuto all’opera dell’uomo nei campi (in contrapp. alle bestie da ingrasso, da riproduzione, da latte); fig., essere una bestia o un animale, e più spesso un bue, da l., essere un lavoratore instancabile, accanito. 2. concr. a. L’opera cui si attende, la cosa intorno a cui si lavora: riprendere in mano, posare il l.; alzare la testa dal l.; portare a termine il l.; lasciare il l. incompiuto, a metà; è così stanco che s’addormenta spesso sul l.; consegnare il l.; a l. finito, locuz. commerciale che equivale a «non si fanno anticipazioni (sul compenso pattuito)». L. pubblici, le attività destinate alla creazione, sistemazione e mantenimento delle opere di pubblica utilità (strade statali; costruzioni e strutture ferroviarie, marittime, idrauliche; risanamento urbanistico; edilizia statale, ecc.), la cui progettazione e sovrintendenza all’esecuzione spettano ad appositi organismi statali e locali (ministero dei Lavori Pubblici, provveditorati regionali e assessorati comunali dei Lavori Pubblici, uffici provinciali del Genio civile). b. Il risultato del lavoro, l’opera compiuta (anche di opere dell’ingegno): la sarta ha riportato il l.; consegnare, ritirare un l.; esposizione degli ultimi l. (di un pittore, scultore); un pregevole autore di l. drammatici; un l. in legno, in pietra, in muratura; un l. d’intarsio, di mosaico; l. di cesello, anche in senso fig. (v. cesello); un bel l.; hai fatto un ottimo l. (anche in senso più astratto); un l. perfetto, di squisita fattura, mediocre, rozzo, grossolano, tirato via; l. resistente, di lunga durata; è un l. originale, d’ispirazione, di erudizione, di compilazione. c. Per estens., e per lo più iron., qualsiasi imbroglio, maneggio, o guaio combinato: sono l. che non mi piacciono troppo; m’hai fatto davvero un bel lavoro! 3. L’azione che svolgono, nel tempo, gli agenti naturali sulla superficie della crosta terrestre, e in generale sulla materia: il l. delle acque, dei venti; il lento l. dei secoli. 4. Nel linguaggio scient., e in partic. in fisica, l. di una forza, grandezza associata a una forza quando il punto di applicazione di questa si sposta: se lo spostamento avviene lungo una retta e la forza si mantiene costante in direzione e intensità durante lo spostamento, il lavoro è misurato dal prodotto della componente della forza, nella direzione dello spostamento, per lo spostamento; se tali condizioni non si verificano, il lavoro è dato dall’integrale, calcolato lungo la traiettoria, del cosiddetto l. elementare, che è il prodotto scalare della forza per uno spostamento infinitesimo; il lavoro si misura in erg (nel sistema CGS), in joule (nel sistema internazionale SI), oppure in chilogrammetri (nel sistema pratico). Per un campo gravitazionale, elettrico o magnetico, si parla di l. della forza (o delle forze) del campo, essendo tali forze prodotte dall’azione del campo su una massa, una carica elettrica, un polo magnetico: così con l. elettrico (o l. delle forze del campo elettrico) si indica il lavoro effettuato dalle forze agenti sulle cariche elettriche che si spostano in un campo elettrico. L. motore, l. resistente, qualifiche che si danno a un lavoro che risulti, rispettivam., positivo oppure negativo, dal momento che la forza, nel primo caso, determina o quanto meno agevola lo spostamento, mentre nel secondo lo ostacola, si oppone ad esso; l. di attrito, quello compiuto dalle forze di attrito e che viene dissipato in calore. In termodinamica, il lavoro è, insieme alla quantità di calore, una delle due modalità equivalenti, ma operanti in maniera distinta, con cui è trasferita energia interna a o da un sistema; in partic., per un fluido termodinamico, il l. elementare è il prodotto della variazione infinitesima di volume del fluido per la pressione a cui avviene la variazione. Per il l. virtuale, v. virtuale. 5. In marina, con sign. concreto, l’insieme dei sistemi funicolari, costituiti da cavi e bozzelli, approntato per una determinata manovra. ◆ Dim. lavorétto (v.), lavorino, lavorettino; spreg. lavorùccio; pegg. lavoràccio, un lavoro che richiede fatica o che oppone difficoltà; accr. lavoróne (spec. per lodare enfaticamente un’opera: molto interessante questa commedia: un lavorone!).
Ho riportato tutto il passo è non solo quello che hai citato tu perché più congeniale e comunque non del tutto corrispondente a quello che hai detto prima. Conferma solo il fatto che lavoro significa molte cose
Comunque... Chi se ne frega delle definizioni! Roba da pignoletti senza immaginazione
ride bene chi ride ultimo.
Spero davvero che tu rida per ultimo ultimo. Io rido già tutti i giorni
Mah
Siete matti. Non tutti. Ma tanti.
Io non ce la faccio più a fare le faccende E a lavorare ok? NON CE LA FACCIO.
la fate facile, dite fai fare al marito, bisogna dividersi i compiti.
E se lui non fa? E se fa fa a stracazzo? Che faccio lo picchio? Gli sottraggo il sesso? Ditemelo, come si fa voi che sapete tutto?
Lo lascio? DIVORZIO e mando a monte una famiglia perché lui non fa la lavatrice?
Ma siete scemi?
x me la sfogger ha ragione. il modello classico dell'uomo che si dedica al lavoro fuori casa (mero procacciamento di denaro) e della donna che si occupa della manutenzione della casa e l'accudimento dei familiari (servizio cena - vestiti puliti e magari ripiegati nei cassetti dell'armadio) è quello più conveniente se la coppia è affiatata e si rispettano. Un comunismo a due che funziona se ambedue sono coscienti del ruolo indispensabile svolto dall'altro. Il benessere comune dipende dallo svolgimento di certi compiti. Se uno dei due tratta male l'altro SI DA' LA ZAPPA SUI PIEDI. Serve coscienza di questo principio e controllo degli impulsi. Anche litigare è darsi la zappa sui piedi, perché, come minimo, si eleva il livello di stress. Se poi non si capisce il principio e l'uomo comincia a dire "ma io ti mantengo" e la donna "ma io ti fo la serva" va tutto a gallina.
Molto pallosi certi comportamenti passivo aggressivi che sono lotte di potere a due. Da uomo ho notato quanto siano diffusi nelle donne. Ci sono certe famiglie che "allevano" donne da sposare che sono traumatizzate e maleducate, delle vere e proprie bombe sociali a innesco ritardato (scoppiano dopo X tempo, quando ormai te sei preso la sòla). Idem per gli uomini che non sono stati educati sessualmente e socialmente. Te piji er Dottor Jeckill e dopo un po' ti ritrovi Mr Hide che ti violenta e ti minaccia di morte. A volte poi lo fa davvero.
Il livello generale è basso. La metà delle persone ha problemi psichici non diagnosticati che si scoprono troppo tardi.
E' un casino. E sì, la sfogger ha ragione: l'emancipazione femminile è strata strumentalizzata.
Dall'alto e dall'esterno il sistema lavora contro la coppia. Il troppo lavoro è uno dei killer delle relazioni e della crescita dei bambini (Mio marito non c'è mai, mio papà non c'è mai eccetera).
Ammazza che pippone
ciao
per me dipende dalla condizione in cui sei, mi spiego meglio. Se abiti in città e hai un figlio che va a scuola e fai la casalinga forse non hai tutto questo da fare, o meglio si c'è da fare, ma quando hai pulito casa fatto la spesa e ccuinato non ti rimane molto da fare ( poi ogni persona può fare la qualsiasi cosa ovviamente) cosa diversa è se si abita in campagna. E non per forza lavori in campagna. Ma se hai qualche animale i lavori che ci sono da fare aumentano vertiginosamente. Cosi tanto che una persona che sta a casa e si occupa di tutto ciò diventa quasi necessaria.
la sfogante ha un malessere ad andare al lavoro nonostante dichiari che il lavoro che fa èpiù che decente rispetto alla media dei lavori. Quindi la ia domanda sarebbe sei davvero sicura che il tuo problema sia il fatto di andare a lavorare? e se domani ti linceziassi e rimanessi a casa e dopo poco svilupassi li una volgia strana che ti fa dire che anche questa cosa non va bene cosa faresti?
c'era una frase del film radio freccia " se vuoi scappare da una città di 100k abitanti vuol dire che che vuoi scappare da te stesso e non riusciresti a scappare da te stesso nemmeno se andassi nel posto più lontano"
ecco questa frase racchiude una grande verità e secondo me può essere utilizzata anche in questo sfogo.
ciao ciao
Ti dirò...conosco molte donne nella tua situazione, e non si lamentano come stai facendo tu. Sono tutte d'accordo sul bisogno di sicurezza economica trasmesso dai mariti che guadagnano bene. Parlo di donne lavoratrici e con figli. A me sembra un po' ipocrita quello che stai dicendo. Sei tu ad aver accettato certe condizioni, adesso vorresti stravolgere gli equilibri e le abitudini della relazione con tuo marito, ma è semplicemente impossibile! Lui non lo accetterà mai, ormai sono cose radicate da anni, consolidate...Dici che non vuoi perderlo, lasciarlo, separarti. OK! Ma vedi, non hai alternative in realtà. A meno che tu non voglia assumere un aiuto in casa che possa sgravarti, almeno in parte, degli oneri e della fatica. Ma dovresti potertelo permettere sul piano economico.
Io penso che certe cose vadano precisate all'inizio del rapporto, prima di invischiarsi in una relazione, figuriamoci arrivare al matrimonio e rassegnarsi ad una cosa del genere. Gli uomini vanno abituati alla fatica e allo stress della casa, vanno coinvolti, perché non sempre vengono educati dai genitori ad occuparsi delle faccende domestiche. Anche se le cose le fanno male, non dovete assolutamente disimpegnarli, pena ulteriore ozio, il darvi per scontate, e altre situazioni spiacevoli e molto comuni, ancora nel 2019.
Capisco che tu trovi una fregatura il dover fare tutto da sola, mentre il marito lavora soltanto, ma la soluzione non può essere lo smettere di lavorare, non devi neanche pensarci ad una cosa del genere! La donna deve emanciparsi e deve lavorare, per la sua autonomia, indipendenza, dignità e via dicendo. L'uomo deve imparare a pulire, lavare, occuparsi dei figli, fare la spesa e compagnia bella. Il giusto equilibrio è un'alternanza di tutto da parte di entrambi, senza distinzioni di genere e senza fare troppe storie. Si chiama evoluzione, rompete gli schemi!
Ripristianiamo l'ordine naturale delle cose,noi portiamo a casa i soldi e voi vi prendete cura dei figli e della casa.
@Lottascudo "Nelle due ore/dì in cui stai dietro all'orto riesci pure a curare un pollaio di 2x2,5 mt con 5 polli."
Ti occupi anche di agronomia adesso, bravo, sparare minchiate a 360gradi non è da tutti ^__^
Concordo con @dario. Autrice, secondo me è il classico "ah se fosse diversamente...", sei stanca della situazione attuale e credi che potrebbe essere meglio stando a casa. Ma invece delle canoniche 8 ore dovresti lavorarne forse il doppio, e saresti additata come quella che non fa un cazzo tutto il giorno.
"Bella ditta, gente carina, stipendio diciamo accettabile"
Anche perché non mi sembri in una situazione disperata, mobbing, precariato o mesi senza stipendio no?. Forse dovresti cercare altri stimoli, che so, una passione, un hobby, un corso di qualcosa di creativo. Diminuisci le ore se te lo permettono, ma ti consiglio di non lasciarlo senza una forte motivazione.
" DIVORZIO e mando a monte una famiglia perché lui non fa la lavatrice?"
Beh ma se il problema è una lavatrice credo che tu abbia il tempo di farla quando torni dal lavoro o paghi la colf che te la fa XD
Che razza di discorsi! Per le faccende si trova sempre qualcuno a pagamento. Se vuoi fartele tu al posto del lavoro retribuito vai, ma non credere di ritrovarti meno stanca (sempre che tu le faccia sul serio).
Ultimo anonimo sei un maschilista di merda!!!!
Hai ragione, non è giusto che tu dopo aver lavorato fuori casa ti debba sobbarcare anche tutto il lavoro in casa... La soluzione però è semplice... se lui non ha voglia e intenzione di fare un 50% dei lavori domestici vi prendete una colf che venga quando siete fuori casa così non vi intralciate e la pagate metà a testa... arrivi a casa ed è tutto pulito... non dico tutti i giorni, ma anche solo una o due volte alla settimana ti cambia la vita... a te resterebbe da cucinare... non hai voglia di cucinare? Si passa in gastronomia... È vero che alla fine del mese sono quei 300 euro in meno che vi mettete da parte ma non è come rinunciare a uno stipendio intero e la qualità della vita è la salute mentale e della coppia ne traggono sicuramente giovamento. Provaci!
Sai che ultimamente sento di un sacco di donne che la pensano come te? Non c'è modo che tu possa realizzare questa condizione?